È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip per Paolo Chindemi, indagato per l’omicidio di Fortunata Fortugno. Sullo sfondo lo scontro con Logiudice
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«Poi non sospettano, però io ho fatto un omicidio». È Paolo Chindemi a parlare, ossia colui che è accusato di aver commesso l’omicidio di Fortunata Fortugno, la donna uccisa sulla via Torrente Gallico nel marzo scorso. La frase è contenuta all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip che – contrariamente a quanto comunicato in un primo momento – non ha convalidato i fermi d’indiziato di delitto, ma ha emesso ordinanza custodiale per tutti gli indagati. Come è emerso in sede di conferenza stampa, il vero obiettivo dei killer era Demetrio Logiudice e non la povera Fortugno. Proprio la donna – nel racconto di Logiudice – riuscì appena a proferire una frase: «Demetrio, si sono fermati, sono scesi dalla macchina», riferendosi al killer. Poi ci furono i colpi.
«Ha pagato per lui»
Ora, dall’ordinanza emerge come lo stesso Chindemi abbia confermato alcune circostanze che solo chi era presente poteva sapere. Transitando dalla via dove è avvenuto l’omicidio, questi spiega al suo interlocutore: «Si stava girando a guardare verso dietro». Ed ancora: «Ha pagato per lui … quando gli ha fatto… gli ha fatto bam… per lei non l’ha distrutto». A Chindemi gli investigatori sono arrivati grazie ad una serie di incroci sui filmati presi dalle telecamere a circuito chiuso.
Ma di particolare interesse è anche la conversazione fra Paolo Chindemi e lo zio Mario.
Paolo: Niente e allora? Gliel’hanno fatta, zio? E allora com’è?
Mario: Si è fatto tardi
Paolo: Come mai?
Mario: Erano le una e mezza ed era lì… Cosa hai fatto?
Paolo: Niente… l’ho fatto scappare. Ora come faccio con quelle cose la…
Mario: Ti batte
Paolo: inc… che non mi buttino/addebitino qualcosa
Mario: Con Angelo… Ma vedi che non mi è piaciuto questo discorso ieri sera, tu te ne sei sceso ma non mi è piaciuto questo discorso, vedi ah! Vedi di fare scomparire questa cosa… se non la sistemiamo… buttala per sotto affinché non sia costretto a dovere via da qua, ho detto!
Paolo: Vabbè!
Mario: Se gli diamo la conferma un bordello succede
Paolo: Inc… ieri sera mi sono incontrato… inc… dove sono solito farmi la barba…inc…
Mario: Che cosa ti ha detto?
Paolo: Mi ha detto che quando siamo passati di lì, si è vista una macchina… una Panda… inc…
Mario: E chi lo ha detto a te? Massimo?
Paolo: Massimo perché era lì e si vede una machina una Punto… unc… non se ne vanno… inc…
«È spuntato da qua l’omicidio»
Subito dopo arriva però una parte molto interessante: qualcuno ha riferisce a Paolo Chindemi della presenza di un video con una macchina e a bordo una persona con la fisionomia simile a quella di Chindemi: «Però c’è un bordello. Mi ha detto che lui… Ora non vorrei che… inc… ha visto la macchina… che si vede che è uno secco e lungo». Alle domande di Paolo, risponde lo zio: «Ed è spuntato da qua l’omicidio!».
In buona sostanza, dunque, Paolo Chindemi, da quel che è emerso, aveva una frequentazione con Angelo Tegano, «persona vicinissima ad esponenti di spicco dell’omonima cosca», scrive il giudice. Questa frequentazione era considerata pericolosa dallo zio Mario, che più volte ha ripreso il nipote per il fatto di vedersi spesso con questo Angelo. La preoccupazione nasce dalla vicinanza di Logiudice alla famiglia Tegano.
Consolato Minniti
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