VIDEO Stamattina una delegazione ha presidiato la Cittadella regionale. Chiedono di potere avere un contratto full time e di non essere costretti dai nuovi decreti a lasciare la Calabria
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La maggior parte ha più di 50 anni e decenni di lavoro precario alle spalle. Non possono ancora andare in pensione, alcuni di loro hanno avuto in assegnazione sedi lontane anche 300 chilometri da casa e ora dopo anni di lotte si ritrovano a dovere sostentare le loro famiglie con 600 euro al mese.
Hanno presidiato la cittadella regionale gli ex Lsu delle scuole calabresi chiedendo attenzione da parte della governatrice Santelli e che questa si faccia portatrice delle loro richieste al governo nazionale. Si tratta di un bacino di 1100 lavoratori impiegati per venticinque anni nelle scuole. Dal 2001 sono stati inseriti nei grandi consorzi di imprese di pulizia con la qualifica di operai pulitori, fino ad essere inseriti nel 2014 con la qualifica di operaio pulitori e imbianchini con un progetto “Scuole belle”.
«Oggi - ci spiegano - abbiamo subito l’internalizzazione con lo Stato come collaboratori scolastici, ma non tutti abbiamo ottenuto il posto full-time, poiché nel 2001 quando ci hanno stabilizzati con le imprese, lo hanno fatto in base a dei posti accantonati di collaboratore scolastico e nel corso degli anni sono stati inseriti altri bacini di lavoratori nel nostro calderone e i posti non sono stati sufficienti per tutti».
Poi il decreto del 6 dicembre 2019 che ha bandito un concorso per titoli in cui non tutti sono riusciti ad entrare. «Noi lavoratori assunti con contratto part-time stiamo vivendo di stenti, è diventato un dramma – si sfogano - non si può vivere con un mensile di 600 euro. Il governo non ha valutato che la maggior parte di noi lavoratori siamo monoreddito tanti abbiamo contratto mutui per l'acquisto di casa e fatto finanziamenti di qualsiasi tipo oltre a bollette e tasse varie da pagare».
«La maggior parte siamo ultra cinquantenni e gli ultra sessantenni non hanno la possibilità ancora di andare in pensione, neanche con quota cento perché non hanno requisiti né per età né per i contributi. Nel decreto legge - spiegano ancora i lavoratori - si dice che i rapporti instaurati a tempo parziale non possono essere trasformati in rapporti a tempo pieno se non in presenza di risorse certe e stabili, ciò significa che non sappiamo per quanto tempo staremo part-time se dobbiamo aspettare che qualche nostro collega vada in pensione per poter passare full-time».
Il 22 maggio un’altra beffa: «E' stato emanato un altro decreto per la procedura selettiva sui 1817posti interni residuati fuori regione ma i lavoratori che vorranno partecipare dovranno trasferirsi fuori dalla Calabria». Ulteriori spese e disagi per persone di età media cinquanta anni che da anni lottano in un precariato che sembra senza termine.