Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Continua ad esalare fumi l’area dell’ex Legnochimica di Rende. Un fenomeno di autocombustione quello in corso altamente pericoloso perché in grado di inquinare l’aria e le acque come hanno confermato i tecnici dell’Arpacal. Ecco perché la Polizia provinciale ha inviato una dettagliata informativa alla Procura di Cosenza, ipotizzando la configurazione del reato di combustione illecita di rifiuti.
L’ autocombustione avviene nei bacini artificiali utilizzati quando la ditta era attiva e si occupava della lavorazione del legno. I bacini veniva usati per l'estrazione del tannino. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia provinciale di Cosenza, i vigili del fuoco e i vigili urbani di Rende, oltre ai tecnici dell’Arpacal dalle cui analisi sono emersi valori preoccupanti. In particolare, nell’esposto fatto dal Sostituto Commissario Maria Antonietta Pignataro viene dettagliatamente spiegato che le indagini fatte da un tecnico del Servizio Suolo e Rifiuti e da altro personale del Servizio Aria per il campionamento e le analisi delle emissioni gassose sprigionate dalla combustione, hanno portato alla luce “una concentrazione consistente di IPA (Benzo(a)pirene) e metalli.
Nei laghi, invece, rimangono valori di alluminio, manganese, nichel e ferro di molto superiori al limite massimo previsto dalla legge.
Per questi motivi la Polizia provinciale ha provveduto ad inviare una dettagliata informativa alla Procura di Cosenza, ipotizzando la configurazione del reato di combustione illecita di rifiuti.