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20091101 - ROMA - CRO : CARCERI: SUICIDIO BLEFARI, IMPICCATA IERI SERA CON LENZUOLA. Un interno del carcere di Rebibbia, a Roma, in un'immagine d'archivio. La neo brigatista Diana Blefari Melazzi, condannata all'ergastolo per l'omicidio del giuslavorista Marco Biagi, si e' impiccata ieri sera, attorno alle 22:30, utilizzando lenzuola tagliate e annodate. La donna - secondo quanto si e' appreso - era in cella da sola, detenuta nel reparto isolamento del carcere Rebibbia femminile. Ad accorgersi quasi subito dell'accaduto sono stati gli agenti di polizia penitenziaria che - si e' inoltre appreso - avrebbero sciolto con difficolta' i nodi delle lenzuola con cui la neo brigatista si e' impiccata in cella e avrebbero provato a rianimarla senza pero' riuscirvi. ANSA / ALESSANDRO DI MEO / ARCHIVIO / PAL
Sono stati arrestati questa mattina alla fermata bus di piazzale Nettuno, a Crotone. Erano appena scesi da un pullman di linea proveniente dal nord Italia.
Si è conclusa così dopo 26 giorni, la fuga dei due uomini evasi lo scorso 12 dicembre dal carcere di Voghera: Alessandro Covelli, crotonese, collaboratore di giustizia, e Tommaso Biamonte, originario del Catanzarese. Sandrino Covelli probabilmente credeva di trovare appoggi nella sua citta' natale e si e' portato dietro anche il compagno di evasione Tommaso Biamonte.
Entrambi erano usciti dal carcere in permesso premio, ma non avevano fatto più rientro. Covelli stava scontando una condanna a 30 anni di reclusione, Biamonte il carcere a vita. Appena hanno messo piede sul suolo crotonese i due latitanti hanno tentato di ingannare i poliziotti spiegando loro che avevano sbagliato persone, ma non c'e' stato nulla da fare ed hanno finito per ammettere di essere proprio Covelli e Biamonte. Addosso avevano una pistola caricata a salve.
Forse la stessa con la quale Sandrino Covelli, subito dopo la fuga dal carcere di Voghera, aveva esploso alcuni colpi contro un albergatore di Torino nel cui hotel aveva preso alloggio. Il malvivente aveva avuto un violento alterco con il proprietario dell'hotel che lo aveva inseguito fino in strada e a quel punto aveva estratto l'arma facendo fuoco. Un'arma, si e' poi appurato, caricata a salve. Con quella di venerdì 6 gennaio e' la terza fuga che finisce male per Sandrino Covelli.
A metà anni Novanta si allontanò dal carcere di Cosenza dal quale era uscito grazie ad un permesso: Sandrino temeva di essere ucciso per via della sua decisione di collaborare con la giustizia, come peraltro era accaduto al nipote Leonardo Covelli. Nel 2005, mentre era detenuto nel carcere della Dozza a Bologna e godeva del regime di semilibertà, andò a rapinare un supermercato armato di una pistola giocattolo ma fu arrestato subito dopo.