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Tirocini di formazione retribuiti dalla Sacal nel mirino della Procura di Lamezia Terme che ipotizza anche il reato di corruzione. Un presunto sistema illecito che avrebbe visto l’interesse in prima persona del presidente della Sacal, Massimo Colosimo, della responsabile dell’area legale Ester Michienzi, del direttore della stessa società Pierliuigi Mancuso e della 47enne di Pizzo Calabro Sabrina Mileto, responsabile dell’area “Personale” della Sacal. Diverse infatti le persone da far inserire nella piattaforma informatica di “Garanzia Giovani” in spregio – secondo l’accusa - a quanto disposto dall’avviso pubblico del 10 marzo 2015 relativo al programma operativo nazionale (Pon). Per fare ciò, gli indagati avrebbero promesso ad Angelina Astorino, referente del Centro provinciale per l’Impiego di Lamezia Terme ed anche lei indagata, di avviare il figlio Niccolò Torcaso al tirocinio di formazione avviato dalla Regione Calabriae organizzato nella Sacal nell’ambito del progetto “Garanzia Giovani”. Colosimo, Mancuso, Michienzi e Mileto avrebbero così chiesto alla Astorino di “modificare e adattare i relativi profili professionali e curriculari dei candidati, in modo da farli combaciare con quelli richiesti dalla Sacal spa, in violazione delle linee guida fissate nell’avviso pubblico che imponeva invece la procedura di “incrocio dati” (c.d. matching) in modo automatico.
A fronte di tale promessa illecita, “accettata dalla Astorino”, Colosimo, Mancuso, Michienzi e Mileto avrebbero ottenuto grazie al suo intervento indebito l’avvio al tirocinio di formazione retribuito dalla Sacal (400 euro al mese) di una serie di persone alle quale sarebbe stato intenzionalmente procurato un ingiusto profitto e cioè: Patrizia Lamanna, Alessio Soluri, Mariangela Giuliano, Andrea Zubba, Roberto Saladini, Federica Buffone, Piera Tolomeo, Barbara Fodaro, Giovanni Masi, Luigi Torquato, Antonio Croce, Angela Palermo, Vincenzo Giampà, Emanuele Gagliardi, Giuseppe Adone, Roberto Romano, Antonio Mazzei e Albino Mastroianni. Le contestazioni coprono in questo caso un arco temporale che va dal marzo al luglio 2015.
Alcune di tali persone “selezionate indebitamente” per il tirocinio, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero poi state assunte nell’estate scorsa con contratto a tempo determinato (Piera Tolomeo, Angela Palermo, Mariangela Giuliano, Andrea Zubba, Roberto Saladini, Federica Buffone e Giovanna Masi). Procedure “anomale” che costano ad Astorino, Colosimo, Mancuso, Michienzi e Mileto l’accusa di abuso d’ufficio in concorso con Enzo Bruno (presidente della Provincia di Catanzaro), Bruno Scalzo (assessore comunale a Conflenti e dipendente Enav dell’aereoporto di Lamezia Terme), Pasquale Torquato (vicesindaco del Comune di San Mango d’Aquino), Gianpaolo Bevilacqua (dipendente della Regione, ex vicespresidente della Sacl ed ex consigliere provinciale di Catanzaro con il Pdl), Roberto Mignucci (membro del Cda), Floriano Siniscalco (funzionario della Provincia di Catanzaro), Francesco Buffone (dipendente Sacal) ed Emanuele Ionà (consigliere comunale di Lamezia Terme e futuro memmbro del Cda della Sacal).
La sfilza delle persone “segnalate” è però ancora lunga ed un’altra ipotesi di reato di concorso in abuso d’ufficio viene contestata a Massimo Colosimo, Pierluigi Mancuso, Ester Michienzi, Sabrina Mileto, Angelina Astorino e Vincenzo Mancuso. Quest’ultimo avrebbe coadiuvato la Astorino quale referente del Centro provinciale per l’Impiego di Catanzaro. In questo caso sarebbe stato “intenzionalmente procurato un ingiusto profitto a: Carmen Grillo, Daniela Stranges, Emanuele Tedesco, Pietro Fazio, Aida Palmieri Lupia, Antonella Lopreiato, Federica Aiello, Niccolò Torcaso” i quali sarebbero stati selezionati “indebitamente ed arbitrariamente” per poi essere avviati al tirocinio retribuito dalla Sacal a decorrere dal settembre 2015 con successiva possibilità di assunzione. Evento, quello della definitiva assunzione, non verificatosi solo per via delle perquisizioni e dei sequestri operati negli uffici della Sacal nell’agosto del 2015 dalla Guardia di finanza e dalla polizia aereoportuale di Lamezia Terme che hanno “guastato” le “sistemazioni” già decise – secondo l’accusa – dagli indagati.
Giuseppe Baglivo