È stato estradato in Italia Giorgio Hugo Balestrieri, per i magistrati della Dda reggina uno dei principali terminali imprenditoriali e finanziari di cui la cosca Molè nel tempo si sarebbe servita per riciclare e investire gli enormi proventi del porto di Gioia Tauro. Dopo circa sei mesi il Marocco, Paese nel quale era recluso, ha infatti accolto la richiesta di estradizione dell'Italia, partita della Procura generale di Reggio Calabria. Balestrieri è arrivato in Italia con un volo da Casablanca, il 24 marzo. Da Fiumicino è stato portato subito nel carcere di Rebibbia.

 

Fu capitano della marina militare dal 1963 a 1981, Balestrieri 71 anni, ex ufficiale Nato, ex tessera 2191 nella P2 di Licio Gelli, è stato anche, presidente della potentissima sede del Rotary di New York. Il “comandante” è sospettato da alcuni magistrati di essere stato un agente dei servizi segreti americani in Calabria. Balestrieri, secondo le dichiarazione del faccendiere Elio Ciolini, farebbe parte anche della potentissima loggia “Montecarlo”, «un potentato economico – si legge nella relazione conclusiva della commissione – dominato dalle personalità di Andreotti, Agnelli, Calvi, Monti, Ortolani, Gelli e dal capo del gruppo editoriale Rizzoli e vari altri distinti fratelli fondatori, esecutivi e attivi».

 

Su Balestrieri residente a New York dal 1981, pende l'accusa della Dda di Reggio Calabria di concorso esterno in associazione mafiosa per aver favorito, la ‘ndrina Molè di Gioia Tauro.

 

Tramite "il comandante" e i suoi soci, Angelo Boccardelli, segretario dell'ex ambasciatore di San Marino, Giacomo Maria Ugolini, gran maestro della loggia del Titano, che per questo affare ha rimediato una condanna a sette anni di reclusione – e Giuseppe Fortebracci (morto prima della conclusione del processo) –, gli uomini del clan Molè hanno tentato di reinvestire larga parte dei profitti illeciti provenienti dal contrabbando di merci contraffatte al porto di Gioia Tauro, nella gestione di una sontuosa struttura alberghiera di Monte Porzio Catone, in provincia di Frascati. Struttura in possesso di Balestrieri e altri tramite diverse società a loro riconducibili e messa a disposizione dell'imprenditore del clan Molè, Cosimo Virgiglio, testa di ponte del clan nell'affare.