Gli episodi estorsivi nei confronti dell'impresa sarebbero andati avanti per anni. Alcuni terreni sarebbero infine stati acquisiti da coloro che imponevano la guardiania
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Sono state rideterminate dalla Corte d'Appello le pene inflitte in primo grado dal Tribunale di Catanzaro nei confronti di quattro persone rimaste coinvolte nel dicembre del 2017 da una operazione istruita dalla Dda che aveva ipotizzato i reati di estorsione nei confronti di una impresa agricola di Badolato, in provincia di Catanzaro.
La sentenza
Quattro imputati condannati in primo grado hanno impugnato la sentenza per ottenerne la riforma. Questa mattina la seconda sezione penale della Corte d'Appello ha emesso sentenza rideterminando le pene nei confronti di Vincenzo Gallelli condannto a 6 anni di reclusione e 5mila euro di multa, di Antonio Gallelli condannato a 6 anni di reclusione e 5mila euro di multa, di Giuseppe Caporale condannato 6 anni di reclusione e 5mila euro di multa e nei confronti di Francesco La Rocca condannato a 4 anni di reclusione e 3.333 euro di multa.
L'operazione
Secondo la ricostruzione della Procura, l'impresa agricola di proprietà di Vittorio e Lucia Gallelli situata a Badolato in località Pietranera nel Catanzarese avrebbe subito nel corso degli anni diversi episodi di estorsione. Le vessazioni avrebbero avuto origine del 1997 con una serie di incendi e tagli indiscriminati di alberi per concludersi con l’imposizione in azienda di alcuni soggetti, ritenuti dagli inquirenti vicini alla cosca, al fine di procurare a questa un ingiusto vantaggio.
Con il passare del tempo le presunte richieste estorsive sarebbero cresciute costringendo i titolari dell’azienda agricola a cedere appezzamenti di terreno in favore del sodalizio criminale. I fondi Vallina, Cercito, Cozzullo, Perari, Polejo e Carcarello in località Pietranera sarebbero così finiti sotto la diretta ed esclusiva gestione di Antonio Gallelli, pronipote di Vincenzo Gallelli, quale “controprestazione per le attività di guardiania”. I terreni venivano utilizzati da questo ai fini di pascolo contro la volontà dei reali proprietari e ogni qual volta questi ultimi tentavano di avviare qualche forma di coltivazione, veniva puntualmente distrutte dagli animali portati al pascolo Antonio Gallelli.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Domenico Pietragalla. Le parti civili sono rapresentate nel processo dall'avvocato Michele Gigliotti.