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Estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Un’accusa pesante che ha portato il sostituto procuratore della Dda del capoluogo calabrese Elio Romano a chiudere le indagini a carico del capo di gabinetto della Questura di Catanzaro Nicola Cosimo Miriello, dopo aver ricevuto nel mese di giugno scorso un avviso a comparire che vale come informazione di garanzia. Secondo le ipotesi accusatorie, Miriello avrebbe speso il nome di un noto imprenditore di Lamezia Terme, finito in manette nella maxi operazione Andromeda contro la famiglia Iannazzo e il clan satellite Cannizzaro – Da Ponte, per ottenere uno sconto privilegiato sull’acquisto di una serie di mobili. I fatti si sarebbero verificati a Lamezia Terme nel 2010. Il capo della Questura, avrebbe chiesto uno sconto superiore del 40 per cento al titolare di un negozio ubicato a Lamezia per l’acquisto di mobili dell’importo di circa 30mila euro. E per non ricevere in cambio un rifiuto e rendere più credibile la sua richiesta avrebbe fatto intervenire direttamente Claudio Scardamaglia. La figura di Scardamaglia è emersa in una particolare vicenda della maxi operazione antimafia Andromeda, relativa alla mancata realizzazione di un centro commerciale della nota catena Lidl a Lamezia Terme, in località Savutano, area sotto il dominio della cosca Iannazzo. In particolare Pietro Iannazzo, 40enne e Claudio Scardamaglia, 43nne, entrambi raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare avrebbero dapprima costretto gli operai della ditta che si stava occupando dei lavori di sbancamento del terreno per la realizzazione del supermercato ad abbandonare i lavori e poi con minaccia aggravata dal metodo mafioso, avrebbero indotto l’imprenditore aggiudicatario dei lavori ad abbandonare l’iniziativa imprenditoriale sul terreno in questione che successivamente sarebbe stato ceduto proprio a Scardamaglia. Risale al 25 giugno l’interrogatorio in Procura di Miriello, durato circa due ore. Assistito dal legale Francesco Gambardella, ha risposto alle domande del pm titolare del fascicolo, alla presenza del capo della mobile Antonino De Santis e del funzionario Angelo Paduano, fornendo dal canto suo la prova documentale dei pagamenti effettuati anche tramite finanziaria a favore del titolare del mobilificio. Ha contestato la ricostruzione accusatoria dei fatti su una vicenda contrattuale che, a suo dire, non aveva nulla di illecito.
Miriello a questo punto avrà venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogato, per depositare memorie difensive e compiere ogni altra attività utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che il titolare del fascicolo proceda con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione, dove l'ultima parola comunque ce l'avrà l'Ufficio gip-gup distrettuale.
Gabriella Passariello