Cinque condanne e due assoluzioni nel processo con rito abbreviato nato “Maqlub” (che in arabo significa ribaltamento) per l’estorsione al commerciante di Nicotera Carmine Zappia. È quella emessa dal gup distrettuale di catanzaro, Paola Ciriaco, in accoglimento solo parzialmente delle richieste avanzate dal pm della Dda Antonio De Bernardo. 

Questa la sentenza: 9 anni e 8 mesi di reclusione per Alfonso Cicerone, di 47 anni, di Nicotera (12 anni la richiesta del pm. Cicerone è stato assolto da un capo di imputazione); 4 anni e 8 mesi per Rocco D’Amico, di 40 anni, di Preitoni (erano stati chiesti 10 anni); assolto per Salvatore Comerci, di 36 anni, di Nicotera (chiesti 9 anni, difeso dagli avvocati Paride Scinica e Giuseppe Di Renzo); assolto per Salvatore Gurzì, di 36 anni, di Nicotera (chiesti 8 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe Spinelli); 8 mesi per Francesco D’Aloi, di 21 anni, di Preitoni di Nicotera chiesti 4 anni, difeso dall’avvocato Capria); 8 mesi per Gabriele Gallone, di 20 anni, di Nicotera Marina (chiesti 4 anni); 8 mesi per Giovanni Iermito, 24 anni, di Comerconi (chiesti 4 anni, assistito dall’avvocato Francesco Capria). Gli ultimi tre imputati sono stati assolti dal reato di favoreggiamento e condannato per quello di furto (pena sospesa e non menzione).

Parti civili nel processo, oltre a Carmine Zappia (assistito dall’avvocato Giovanna Fronte)la Regione Calabria e il Comune di Nicotera.

L’inchiesta vede il coinvolgimento anche di Giuseppe Cicerone, 90 anni, di Nicotera, la cui posizione il 13 luglio scorso è stata stralciata per essere sottoposto a perizia onde accertarne la capacità di partecipare scientemente al processo. Con rito ordinario dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia si trovano invece sotto processo: Antonio Mancuso, 83 anni, boss dell’omonimo clan di Limbadi ma residente a Nicotera; Andrea Campisi, 40 anni, di Nicotera; Francesco D’Ambrosio, 41 anni, di Nicotera.

Le accuse

Estorsione aggravata dalle modalità mafiose l’accusa nei confronti di Alfonso Cicerone e Giuseppe Cicerone, quali concorrenti e cointeressati dal boss Antonio Mancuso. I due sarebbero stati incaricati di tenere direttamente i rapporti con la vittima, l’imprenditore di Nicotera Carmine Zappia, mentre Rocco D’Amico, Salvatore Gurzì e Andrea Campisi sarebbero stati gli esecutori materiali dell’estorsione coadiuvando Alfonso Cicerone e Antonio Mancuso, quest’ultimo indicato quale mandante e beneficiario della condotta delittuosa. Proprio il boss di Nicotera e Limbadi avrebbe impartito le direttive per l’estorsione convocando la vittima alla sua presenza e interloquendo direttamente con la stessa, in più occasioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, dapprima asserendo di aver rilevato il residuo credito di centomila euro vantato da Maria Giacco nei confronti della vittima, Carmine Zappia, in relazione alla cessione nel maggio del 2011 di un immobile sito in via Filippella di Nicotera, quindi riferendo di agire per conto di terze persone non meglio specificate, mediante violenza e minaccia derivante “dall’appartenenza dei Cicerone e di Antonio Mancuso alla famiglia di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi e dal carisma mafioso di Mancuso Antonio, connesso al suo ruolo di riconosciuto referente di tale famiglia”.
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