La drammatica circostanza emerge dall'indagine della Procura. Nella notte del 22 ottobre 2022 a Catanzaro il rogo distrusse l’appartamento abitato da una famiglia di 7 persone. A perdere la vita furono tre ragazzi di 12, 14 e 22 anni. Madre, padre e gli altri due figli di 10 e 16 anni si salvarono nonostante le gravi ustioni
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«Risulta che con probabilità superiore al 75% l'incendio si sia potuto originare dall'esplosione di una delle batterie al litio di uno dei sei laptop o di uno dei due tablet in carica nella notte, probabilmente tutti custoditi all'interno dei cassetti di un mobile e, quindi, privi di ventilazione». È questa la conclusione a cui giunge Daniele Menniti, specialista in ingegneria elettrotecnica a cui la Procura di Catanzaro ha affidato una consulenza per comprendere la natura e l'origine del rogo divampato nella notte tra il 21 e il 22 ottobre in via Caduti 16 marzo a Catanzaro.
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L'inchiesta
Nel rogo scoppiato nell'appartamento abitato dalla famiglia Corasoniti, in quella tragica notte, hanno perso la vita tre dei cinque figli: Mattia Carlo di 12 anni, Aldo Pio di 14 anni e Saverio Corasoniti di 22 anni, affetto da autismo. Sopravvissuti il padre Vitaliano, la madre Rita Mazzei e gli altri due figli seppur riportando gravi ustioni. Il perito ha eseguito ben due sopralluoghi all'interno dell'appartamento prima di giungere alle conclusioni condensate nella consulenza depositata nei giorni scorsi in Procura e finita agli atti dell'inchiesta al momento contro ignoti per i reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose.
L'innesco dal soggiorno
Secondo la ricostruzione, l'incendio si sarebbe originato nel soggiorno per estendersi poi a tutto l'appartamento a causa dell'ingresso di «una adeguata quantità d'aria» a seguito dell'apertura di una porta finestra. L'incendio divenuto generalizzato avrebbe quindi prodotto una grande quantità di fumo che ha invaso le altre parti dell'appartamento «causando la morte di tre fratelli dovute alle difficoltà di questi ad intravedere e raggiungere possibili vie di fuga e alla tossicità e quantità dei fumi inalati».
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Non c'è la mano umana
Innanzitutto, il consulente della Procura esclude che l'incendio possa essere stato causato o favorito «da fatto umano». «Non si sono rilevati elementi da far supporre l'uso di combustibili impropriamente introdotti nell'appartamento e utilizzati per dar luogo a fiamme libere in ambito non controllato».
Cause elettriche
Più probabile per il perito che l'innesco abbia avuto origine «per cause di natura elettrica», non però ascrivibili ad eventuali fenomeni di sovracorrente dell'impianto elettrico. «La verifica ha dato esito negativo», la eventuale sovracorrente non è la causa dell'incendio, è quanto si legge nella perizia, bensì è «stato l'incendio a causarla e comunque è stata interrotta in tempi tali da non portare a temperatura di rammollimento i conduttori». Escluso anche il possibile innesco da prese multiple (le cosiddette "ciabatte").
Esplosione della batteria
Resta sul campo, l'unica ipotesi: ovvero, il rogo originato dal «surriscaldamento e dall'esplosione di batterie al litio interne a cellulari o a laptop». A seguito dei sopralluoghi, «i resti di almeno un laptop è stato rinvenuto in prossimità della parete lato vano scale mentre i resti di un altro laptop in prossimità della parete sul lato opposto». «Gli incendi legati alle batterie al litio sono difficili da gestire e il fuoco si propaga rapidamente», spiega nella consulenza lo specialista di ingegneria elettrotecnica.
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I casi nel mondo
«Molti sono stati i casi rinvenibili di incendi causati dall'esplosione di batterie al litio interne ai laptop». Nella perizia viene, ad esempio, citato il caso di un incendio divampato in un negozio a Londra «distrutto dall'esplosione di una batteria al litio di un laptop HP lasciato in ricarica durante la notte». «Che l'esplosione delle batterie al litio - prosegue il perito - interne ai cellulari e ai laptop, sia un pericolo reale è testimoniato dai casi di incendio, ad esempio, dei Samsung Note 7 e dei laptop HP e dei relativi ritiri dal mercato dei prodotti difettosi».
In casa Corasoniti
In casa Corasoniti «vi erano tutte le notti sotto carica ben cinque cellulari e due tablet e soprattutto ben sei laptop dei quali quattro erano della marca HP che è quella risultata con più casi di batterie al litio difettose, causando numerosi ritiri dal mercato». Il dato è stato appurato attraverso la testimonianza dei sopravvissuti all'incendio: «I laptop e i tablet venivano ricaricati rimanendo custoditi nei cassetti del mobile», hanno confermato il padre e il figlio sopravvissuti al tragico rogo.
Fuga termica
Da qui le conclusioni del consulente: l'incendio originato dall'esplosione di una batteria al litio di uno dei sei laptop o di uno dei tablet rimasti in carica quella notte. «L'esplosione e il conseguente incendio delle batterie ha poi potuto anche propagarsi alle altre apparecchiature e quindi portare in fuga termica tutte le batterie delle restanti apparecchiature giustificandosi così ulteriormente la portata dell'incendio».