Il protagonista di questa storia si chiama Roberto ma è un nome di fantasia, perché la sua storia è un racconto di paura e dolore che lo scorrere del tempo non è riuscito ad alleviare. Dai 12 ai 15 anni, Roberto è stato abusato ripetutamente da un orco in abiti talari che all'epoca dei fatti, accaduti nella città di Verona, non è riuscito a denunciare perché intrappolato nella sindrome di Stoccolma, una forma di dipendenza psicologica che sviluppano in genere le vittime di violenza. Successivamente è entrato nel tunnel della depressione dal quale non è più uscito. Il sesso per lui è diventato qualcosa di sporco, tanto da averlo indotto a manifestare delle fobie sociali, come ipocondria ed ossessioni compulsive con rituali di lavaggi di tutto il corpo e delle mani fino a rovinare la pelle. Il suo disagio è testimoniato da una fitta documentazione medica, che non esita a mostrarci. Ma oggi, che è un uomo adulto e ha preso coscienza di ciò che accadde, ha finalmente trovato la forza di chiedere aiuto. Nei giorni scorsi è rivolto a LaC News24 per cercare eventuali altre vittime calabresi del prete, il quale ha frequentato per anni la costa tirrenica cosentina, in particolare Praia a Mare, dove ha esercitato il suo sacerdozio. La pedofilia, ci dicono gli studiosi, è la conseguenza di un impulso irrefrenabile nei confronti di bambini e adolescenti o comunque in soggetti non consenzienti, che implica sofferenza e umiliazione e raramente può essere represso. In altre parole, la pedofilia è una condizione dalla quale non si guarisce.

Quel flash che gli ha fatto riaffiorare i ricordi

«La mia vita è finita a 15 anni, il resto è sopravvivenza», dice Roberto. Quelle attenzioni violente e perverse hanno lasciato all'uomo problemi relazionali e sessuali che gli hanno rovinato l'esistenza. Ma la sua mente, come accade a volte a chi subisce gravi traumi, aveva rimosso ogni cosa. Poi però finisce dallo psicologo per risalire all'origine dei suoi disturbi, un'introspezione lo riporta indietro nel tempo e quei dolorosissimi ricordi, seppelliti in un angolo buio della memoria, riaffiorano prepotentemente. D'improvviso tutto è più chiaro e Roberto decide finalmente di affrontare i fantasmi del passato. Per prima cosa denuncia l'accaduto alle autorità giudiziarie, ma è passato troppo tempo e il reato penale è già prescritto. Parallelamente, intenta un'altra causa, stavolta civile, che, a differenza di quella penale non ha limiti temporali. Contemporaneamente si imbatte in Rete l'Abuso, l'osservatorio italiano di carattere internazionale sui crimini commessi in ambito clericale, trovando nel presidente Francesco Zanardi un aiuto psicologico che gli dà la forza di continuare a lottare.

L'appello: «Se siete rimasti vittime di abusi, segnalatelo»

Il sito di Rete l'Abuso rende subito noti i dettagli della storia di Roberto, sottolineando come il pedofilo si stesse godendo la vecchiaia, senza aver fatto mai un giorno di carcere, dopo essersi ritirato a vita privata. Ma, per uno strano scherzo del destino, soltanto qualche settimana più tardi il sacerdote muore a seguito degli acciacchi sopraggiunti per l'età avanzata. Un ulteriore tormento per la vittima, che però non ha frenato la sua ritrovata voglia di giustizia. «Non mi importa che l'abbia fatta franca con la giustizia - dice alla nostra redazione -, ma ho la necessità di fare pace con me stesso, di sapere a quante altre persone ha fatto del male, voglio conoscere quanti hanno subito le mie stesse violenze e convincermi una volta per tutte che non sono stato io a provocare le sue voglie malate, che non è mai stata colpa mia».

Il servizio sacerdotale a Praia a Mare

Come impone la prassi clericale, il prete in questione ha girovagato in lungo e in largo nelle parrocchie di tutta Italia, stabilendosi solo temporaneamente nei luoghi a cui era stato destinato. Tra i tanti c'è anche Praia a Mare. «Fu negli anni '70, non posso dire di quale chiesa si tratta né gli anni precisi, perché il prete essendo ormai morto non può più difendersi e se svelassi pubblicamente la sua identità io cadrei nel torto, ma posso dire che ha esercitato le sue funzioni anche lì e io voglio sapere se all'epoca qualche ragazzino è rimasto vittima della stessa persona». Mentre racconta quei fatti Roberto urla, piange, si dispera, per lui è come se fossero accaduti ieri. Trova a stento la forza di rivolgere un appello ai cittadini praiesi: «Vi supplico, se qualcuno conosce una storia simile alla mia e può collegarla a uno dei sacerdoti di quegli anni, la segnali a info@retelabuso.org». Poi continua. «In tenera età, quando frequentavo il catechismo per la preparazione alla cresima, in occasione delle numerose confessioni settimanali, ho subito delle molestie sessuali e violenze ripetute da questo prete all’interno del confessionale e non solo, anche altrove, al di fuori della parrocchia, ad esempio nella sua camera da letto».

Lo strano casi dei volantini

Agli inizi di aprile scorso, qualcuno di notte ha affisso dei volantini nei pressi di una parrocchia di Verona. Nel testo della lettera si chiede di fare luce su una storia di pedofilia che, secondo il documento, coinvolgerebbe un prete. L'episodio non è passato inosservato al nostro testimone, che parla di caso analogo, lasciando intendere che i fatti da lui denunciati si siano svolti proprio lì. «Secondo me si tratta dello stesso prete, perché da quel che ne so ha prestato servizio anche in quella chiesa. Non credo sia un caso che l'abbiano affissi proprio di fronte a quella parrocchia».

Il caso di Padre Dino

La città dell'isola Dino, purtroppo, in passato ha già dovuto fare i conti con la presenza di un prete scomodo. A maggio del 2015, Padre Dino, all'anagrafe Placido Greco, che per molti anni fu insegnante di religione alle scuole medie, sacerdote della chiesa Sacro Cuore e rettore del santuario della Madonna della Grotta, è stato arrestato nell'ambito di una operazione con la quale la magistratura ha messo fine a un vasto giro di prostituzione minorile.

Dagli atti si è scoperto che il suo alter ego era Gabriele Doni, il nome con cui firmava i suoi numerosi romanzi pornografici, oppure Santo Gabriele, come il protettore dei bambini. Due personalità, le sue, impossibilitate a coesistere per sempre in un solo corpo senza che nessuno se ne accorgesse. Il suo computer, hanno detto gli inquirenti, al momento dell'arresto conteneva circa 1700 immagini pedopornografiche che ritraevano ragazzini, rigorosamente di età compresa tra i 13 e i 17 anni, in atteggiamenti inequivocabili con lo sciagurato uomo di chiesa.

Per Praia a Mare fu uno shock. L'uomo era stato uno dei parroci più amati e apprezzati dai fedeli, un po' per il suo modo di fare scherzoso e un po' sopra le righe, un po' per quella sua capacità innata di attirare a sé i soprattutto i giovani, circostanze che però nella maggior parte della popolazione non avevano destato alcun sospetto. In realtà, nei giorni successivi all'operazione giudiziaria, si scoprì che tra i motivi che lo costrinsero una quindicina d'anni prima a lasciare il centro balneare del Tirreno cosentino, potrebbero esserci anche le gravissime accuse mosse nei suoi confronti, che fino a quel momento erano rimaste riservate.