Roccabernarda, dopo San Nicola dell’Alto, dopo Petilia Policastro. Non conosce pace il Crotonese, alle prese – come emerso dall’indagine “Tisifone”, l’ultima messa a segno dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – con un incandescente processo di riorganizzazione tra le cosche, dopo i maxiblitz Jonny e Stige che hanno messo in ginocchio i giganti del crimine organizzato nella terra di Pitagora.


L’ultimo brutale episodio si è consumato proprio a Natale ma è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica solo stamani dalla Gazzetta del Sud: cinque cavalli sono stati uccisi a colpi di fucile caricati a pallettoni. Pascolavano in località Filettino di Roccabarnarda, nel recinto dell’azienda di cui è titolare il trentatreenne Giovanni Rosa. Un altro allevatore nel mirino. Allevatori erano anche Francesco e Saverio Raffa, padre e figlio assassinati tra San Nicola dell’Alto e Carfizzi il 22 dicembre. Lo era anche Massimo Vona, scomparso da Petilia Policastro. Tre comuni nel cuore della provincia crotonese nella quale l’attenzione della Direzione distrettuale antimafia e delle forze dell’ordine si mantiene altissima.


Roccabernarda, in particolare, era stata interessata dall’importante blitz antimafia denominato “Trigarium” che ha ricostruito l’ascesa di Antonio Santo Bagnato e del suo clan, dominus di un locale di ‘ndrangheta fino ad allora sconosciuto, le cui sorti sono strettamente correlate alle dinamiche criminali della vicina Petilia. Gli arresti che però non hanno fermato la violenza, come testimoniano l’attentato incendiario alla lavanderia della moglie di Francesco Coco, l’ex carabiniere, consigliere comunale, già oggetto di minacce sul web, e da sempre strenuo difensore della legalità. Apice di una recrudescenza criminale che non conosce tregua.