Sullo sfondo l’esubero di scarti, s’ipotizza il trasferimento all’estero. Prorogata di sei mesi la gestione alla società privata, mentre si lavora sull'ammodernamento della struttura
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Tir di nuovo in fila lungo il percorso di strada che porta all’impianto pubblico per il trattamento dei rifiuti di Bucita. Da due giorni lunghe ed interminabili code di mezzi delle aziende che si occupano di raccolta e trasporto dei rifiuti nei vari comuni della Sibaritide. Personale operante stremato, autisti costretti sin dall’alba ad attendere il proprio turno per poi sentirsi dire che non è possibile conferire. La struttura è al collasso: il problema è l’accumulo degli scarti. Che è il dramma di sempre da cui la politica non riesce ad uscire fuori. La Calabria è carente d’impianti e anche in questo caso, con ogni probabilità, la Regione Calabria dovrà farsi carico di trasferire i rifiuti all’estero con partenza dal porto di Gioia Tauro. Con tanto di aggravio per le tasche dei cittadini, già destinatari di bollette piuttosto salate.
Nel frattempo, da qui ai prossimi sei mesi, dovrebbe avviarsi a soluzione il problema dell’avvio dei lavori di revamping dell’intero impianto di Bucita per un costo complessivo di 50milioni di euro. L’intervento prevede investimenti nel settore della modernizzazione degli impianti e dell’innovazione. Attualmente, secondo fonti interne, è insopportabile poter lavorare nelle condizioni in cui operano gli addetti alla lavorazione e al trattamento dei rifiuti.
Nonostante le maestranze si dotino di tutte le protezioni di sicurezza e mascherine, qualcuno racconta di forti odori insopportabili a causa di depositi di rifiuti che stagnano per settimane. E si torna a casa con senso di nausea e fitte allo stomaco. È questo uno degli spaccati presenti in quella realtà. E non è un caso se si registra un importante indice di lavoratori in malattia. Nel frattempo la società privata che gestisce l’impianto ha avuto una proroga delle attività di sei mesi, in attesa dell’indizione di un nuovo bando. L’emergenza “rifiuti” rimane uno dei temi scottanti, ma ancora oggi manca una soluzione risolutiva.