«Se non vengono garantite le condizioni di sicurezza, io non posso continuare ad esporre il personale sanitario a questo tipo di rischi». Il generale Antonio Battistini, commissario dell’Asp di Vibo Valentia, è determinato a mettere un punto fermo alle aggressioni che subiscono i medici, soprattutto quelli impegnati nel servizio di Guardia medica notturna. Ed è pronto a spingersi fino alla chiusura dei presidi più esposti a questo tipo di rischi.

Lavorare nel terrore: l'ennesima aggressione

L’ultimo episodio, quello che ha fatto traboccare il vaso, appena poche ore fa, a Soriano, dove nella serata di ieri la dottoressa Lucia Farfaglia è stata aggredita da cinque uomini che avevano trasportato un ferito con significative ferite alla testa e al torace. Gli accompagnatori hanno fatto irruzione nell’ambulatorio pretendendo assistenza medica per traumi che non potevano essere affrontati efficacemente in quel contesto. La professionista, quindi, ha chiesto aiuto ai colleghi del 118, che ha una postazione attiva nello stesso edificio, il vecchio (e quasi totalmente dismesso) ospedale di Soriano. Tra gli operatori sanitari in servizio, c’era anche il sindaco-infermiere di Pizzoni, Vincenzo Caruso, che è corso in aiuto del medico ed è stato aggredito a calci e pugni da due dei cinque uomini, mentre gli altri hanno caricato il ferito in auto e si sono diretti al Pronto soccorso di Vibo.

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Il turno con un familiare come bodyguard

«Fa riflettere - continua Battistini - che proprio mentre vediamo continuamente in tv spot contro la violenza sulle donne, una dottoressa venga aggredita mentre svolge il suo lavoro. Davanti a questi episodi non si può rimanere a guardare. Ho già allertato la Prefettura chiedendo una riunione urgente per discutere degli interventi da adottare per garantire la sicurezza del personale sanitario, medici spesso costretti a svolgere il proprio turno con un accompagnatore che possa proteggerli».

È accaduto recentemente a Vibo Marina, dove la dottoressa assegnata a quel presidio si fa accompagnare dal padre in veste di bodyguard. E anche ieri a Soriano ad affiancare la professionista aggredita c’era un accompagnatore, il marito, costretto anche lui alla corvée notturna per proteggere la moglie.

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«Gli inquirenti accertino le cause del ferimento»

«Così non si può più andare avanti - incalza il commissario -. Mi auguro che gli inquirenti facciano piena luce anche sui motivi che hanno spinto queste persone a chiedere assistenza medica, perché da quello che mi risulta erano palesemente alterati quando sono giunti con un ferito che presentava un grave trauma cranico e una ferita penetrante al torace».

Un contesto ambientale che rende estremamente complicata l’attività dell’Asp: «Stiamo facendo grandi sforzi per garantire con regolarità la continuità assistenziale ma i medici non vogliono più svolgere attività notturna o comunque non vogliono farlo nei territori più periferici e isolati. Tutto ciò causa un danno enorme alla collettività, perché impedire ai medici di fare il proprio lavoro in sicurezza e con serenità significa minare un servizio essenziale che è patrimonio di tutti i cittadini».

«Invoco una presa di coscienza collettiva»

Sondare i motivi dell’aggressione non serve a trovare giustificazioni impossibili, ma è comunque utile per comprendere i deficit culturali alla base di alcuni comportamenti intollerabili: «Questi individui pretendevano che venissero prestate cure che un presidio di guardia medica non può ovviamente erogare, visto che il ferito presentava traumi gravi che necessitavano del trasferimento in Pronto soccorso. Non invoco solo maggiore sicurezza, ma una vera e propria presa di coscienza collettiva, un'assunzione di responsabilità dei cittadini. E la stampa deve fare la sua parte, perché troppo spesso alimenta tensioni su fatti che vengono enfatizzati senza fondamento».

Il sindaco-infermiere: «Mai vista tanta violenza»

Fortemente scosso anche il sindaco di Pizzoni, che nella duplice veste di amministratore e infermiere del 118 vive una lacerante dicotomia. «In vent’anni di lavoro ho visto tanti episodi di intolleranza contro gli operatori sanitari - racconta Caruso - ma non ho mai avuto tanta paura come questa volta. Mai vista una violenza simile. Mi hanno preso a calci e pugni, mi hanno rotto gli occhiali. Ma poteva andare molto peggio. Se invece di raggiungere la Guardia medica avessero chiamato il 118 saremmo intervenuti noi, ma a Soriano non abbiamo ambulanze, solo un’automedica che non può svolgere il servizio di trasporto dei pazienti. Quindi, magari, saremmo arrivati sul posto e ci avrebbero massacrati…».