«C’è una Elsa che dice basta, e una Elsa che dice “devi combattere”». Vincerà la Elsa battagliera. «Lo devo a mio figlio, lo devo alla mia famiglia, lo devo a me stessa…». Lo scorso anno, nel giorno della festa della donna, il suo Francesco l’aveva abbracciata, le aveva portato un rametto di mimosa raccolto da un albero e le aveva detto «auguri mamma». Non poteva immaginare che sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe ricevuto quel fiore simbolo della donna, dalle mani del suo primogenito.

 

Elsa Tavella, il cuore spezzato di una madre. Per la quale ogni giorno scorre uguale, in una vita senza più festa. Francesco Vangeli, suo figlio, è scomparso nella notte tra il 9 e il 10 ottobre scorso: uscì dalla casa di famiglia, a Scaliti di Filandari, nel Vibonese, senza farvi più ritorno. Vittima della lupara bianca. Il pm antimafia Anna Maria Frustaci ha iscritto sul registro degli indagati i fratelli Antonio e Giuseppe Prostamo, di San Giovanni di Mileto, imparentati con esponenti di spicco della criminalità organizzata. Francesco sarebbe stato attirato in una trappola, ucciso e fatto sparire. Il movente: l’amore che la vittima nutriva per una ragazza.

 

«Voglio solo sapere che cosa è successo a Francesco, ho il diritto di conoscere la verità» ripete Elsa, il cui unico desiderio è quello di avere restituito il corpo di suo figlio «per dargli una degna sepoltura e per potergli portare un fiore». I carabinieri hanno cercato il suo corpo tra le campagne, nei fiumi, ma invano. Elsa oggi chiede chi si è macchiato di un simile abominio, anche in forma anonima, possa consentirle di ritrovare i resti del figlio. Come può una mamma rassegnarsi a tanta crudeltà? Lo ha portato in grembo per nove mesi, lo ha messo al mondo, e qualcuno glielo ha portato via. «E perché poi?». Si domanda Elsa… «Per una ragazza che diceva di amarlo?».

 

Oggi Elsa è una donna distrutta dal dolore, ma allo stesso tempo battagliera. «Devo essere forte per mio figlio» dice in lacrime. Ha combattuto tante battaglie, ma questa è la più dura e atroce della sua vita. «Nessuna mamma dovrebbe sopravvivere a un figlio. Francesco era un parte di me, era un pezzo del mio cuore, che hanno fatto a pezzi».

Domani, sabato 9 marzo, a cinque mesi esatti dalla scomparsa, a Filandari si terrà un momento di riflessione, nel corso del quale verranno invocate ancora una volta “giustizia e verità” per Francesco e ricordate tutte le giovani vittime della violenza mafiosa.