Uno spaccato politico che si commenta da sé. Viene fotografato nell’indagine “Rinascita Scott”. Giancarlo Pittelli - l’ex parlamentare di Forza Italia e blasonato penalista - è la figura chiave, l’indagato eccellente, divenuto inconsapevolmente anche la testa d’ariete che ha consentito al pool di Nicola Gratteri di osservare l’interno di quella nebulosa camera di compensazione nella quale, è l’assunto accusatorio, conciliano i loro interessi mafia, imprenditoria, politici, uomini delle istituzioni e massoneria borderline.

Pittelli, una finestra sul mondo

Il Ros dei carabinieri, su Pittelli, realizza un’attività di monitoraggio formidabile, fatta di pedinamenti, foto, videoriprese, intercettazioni telefoniche e telematiche. E così alla Dda si apre un mondo che disvela quali siano i meccanismi sottesi, ad esempio, alla ricerca del consenso elettorale nel quale l’ex parlamentare, di volta in volta, assume le vesti di protagonista, di co-protagonista e, anche, di semplice comparsa, lasciando così ad altri la scena.

Il San Valentino del Ros

Il San Valentino del 2018 fu una giornata piena per il reparto d’élite dell’Arma. Mentre la sala registrazioni captava le conversazioni del penalista, prima con l’eurodeputato Giuseppe Gargani, poi con il leader dell’Udc Lorenzo Cesa (quelle sulle liste «immonde» del centrodestra calabrese alle politiche e sulle aspirazioni dell’ex parlamentare indagato affinché fosse eletto come laico nel Consiglio superiore della magistratura), il comandante del Reparto Anticrimine di Catanzaro, Massimiliano D’Angelantonio, spediva una nota informativa al procuratore Gratteri e agli altri cinque magistrati titolari dell’indagine “Rinascita Scott”. Aggiornava, l’ufficiale, il pool sugli sviluppi delle indagini e chiedeva l’emissione di nuovi decreti di intercettazione telematica.

«Alla bellezza…»

Gli elementi di novità che il Ros portava alla Dda erano freschissimi. Tra questi un’intercettazione che diventa illuminante per spiegare, oggi, anche cosa si muoveva alla vigilia delle elezioni politiche del 2018. Non ci si faceva scrupolo a rivolgersi a Giancarlo Pittelli, da destra a sinistra. Il telefono squilla. «Pronto?», risponde Pittelli. «Giancarlo, Brunello Censore, come stai?». «Ehi, Brunello, come stai tu». «Alla bellezza tua». «Raccontami». Il parlamentare uscente del Partito democratico, Brunello Censore, contatta così l’ex collega di Forza Italia.

«Nella vita le cose si rendono»

Censore va subito al sodo: «Ti ho chiamato perché nella vita le cose si rendono. Quando ti sei candidato la prima volta io ho fatto più del mio dovere». E Pittelli: «Lo so, lo so Brunello». E Censore: «Eh… vedi che lo sai…». La risposta: « lo so, lo so, lo so… Senti ma io non mi muovo per questa campagna elettorale, guarda che proprio l'altro giorno ho parlato di te con qualcuno, forse te lo hanno detto…». Ma il deputato uscente, ricandidato alle politiche del marzo successivo, incalzava il suo interlocutore: «Eh, io sono qua con certi amici tuoi… Te li passo».

Gli “amici”… Mallamace

Gli “amici” erano rappresentati da «un uomo di nome Francesco». Il Ros lo identifica in «Mallamace Francesco» e viene indicato – scrivono gli inquirenti – in un «pluripregiudicato ritenuto essere l'imprenditore di riferimento di Anello Rocco, capo dell'omonima cosca operante nel territorio di Filadelfia e nei comuni limitrofi (Polia, Maida, Curinga, Francavilla Angitola, Pizzo, San Nicola da Crissa, Monterosso Calabro e Capistrano)». Sul conto dello stesso Mallamace i collaboratori di giustizia Andrea Mantella e Francesco Michienzi hanno riempito pagine di verbali davanti ai pm antimafia di Catanzaro.

«Veniamo con Brunello»

In sintesi, Censore – emerge dalla nota informativa trasmessa alla Dda e ora agli atti del procedimento “Rinascita Scott” – si sarebbe rivolto a Mallamace per avere i suoi voti alle politiche, ma Mallamace aveva premesso che senza l’assenso di Giancarlo Pittelli non avrebbe sostenuto alcun candidato. E così Censore, in presenza dello stesso imprenditore ritenuto in odor di mafia, chiama Pittelli. La conversazione terminerà con un appuntamento, la domenica successiva, l’11 febbraio, nello studio del penalista catanzarese: «Veniamo là alle 10 con Brunello allora».

Trasversalismo calabro…

Scrive il colonnello D’Angelantonio: «Non va dimenticato comunque, che i due interlocutori appartengono a schieramenti politici opposti: Censore Bruno è candidato con il centrosinistra mentre Pittelli Giancarlo da sempre è stato di area centrodestra».  

Insomma, una metafora del trasversalismo in salsa calabra. Ma cosa pensava di Censore e di quella richiesta, Giancarlo Pittelli lo spiega rispondendo alla chiamata di un vecchio storico rivale dello stesso deputato uscente dem, ovvero Nazzareno Salerno, anch’egli serrese, che nel febbraio dell’anno precedente era stato arrestato nell’ambito di un’altra operazione della Dda di Catanzaro, “Robin Hood”. La conversazione telefonica è del pomeriggio di quella stessa domenica. «È venuto Censore stamattina, con dei miei clienti di Vibo…». E poi: «Guarda… Veramente un soggetto allucinante». E Salerno: «No… questo… e a me lo dici… è dal 2002 che non gli rivolgo la parola».

Fine della storia

Per completezza d’informazione. Né l’ex deputato Bruno Censore, né l’imprenditore Francesco Mallamace, né l’ex consigliere regionale Nazzareno Salerno sono indagati nell’inchiesta “Rinascita Scott”. Censore, malgrado la messe di voti acquisita dal Partito democratico nel collegio uninominale Vibo Valentia-Soverato, non è stato eletto alle politiche del 2018, battuto dalla candidata del Movimento 5 Stelle Dalila Nesci e da quella del centrodestra Wanda Ferro.