Per un pugno di voti (1.500) non fu eletto nelle elezioni politiche del 2018 ma oggi quelle consultazioni elettorali sono costate gli arresti domiciliari all'assessore regionale al Bilancio, Francesco Talarico, accusato di associazione a delinquere e voto di scambio. Nell'inchiesta istruita dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il nome di Francesco Talarico compare assieme ad altri appartenenti al suo stesso partito. L'Udc sembra essere il filo rosso che ha portato gli investigatori dall'ex consigliere comunale di Catanzaro, Tommaso Brutto, fino al segretario nazionale Lorenzo Cesa: tutti militanti nel partito dello scudocrociato.

Voti in cambio di appalti 

In particolare, l'assessore al Bilancio è accusato di aver ricevuto un consistente pacchetto di voti nelle elezioni politiche del 2018. Intermediario dell'operazione sarebbe Antonio Gallo, imprenditore catanzarese, introdotto non a caso proprio da Francesco Talarico negli ambienti politici nazionali e, segnatamente, presentato a Lorenzo Cesa, il quale li avrebbe appoggiati per ottenere appalti nelle pubbliche amministrazioni e in società in house. Il segretario nazionale dell'Udc risponde di associazione a delinquere perchè d'intesa con Francesco Talarico si sarebbe impegnato ad appoggiare il gruppo imprenditoriale per soddisfarne le ambizioni nel settore degli appalti. 

Il finanziere infedele

Gli imprenditori Antonio Gallo e Antonino Pirello, di Reggio Calabria, secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbero stati legati a filo doppio con gli interessi rispettivamente delle cosche operanti nel basso ionio catanzarese e crotonese e delle cosche reggine. Antonio Gallo residente a Sellia Marina avrebbe intessuto un fitto rapporto anche con Tommaso Brutto, ex consigliere comunale di Catanzaro, e suo figlio, Saverio, assessore al Comune di Simeri Crichi. Avrebbero infatti chiesto informazioni riservate ad Alessandro d'Ercole, all'epoca dei fatti luogotenente della Guardia di Finanza di Catanzaro, su operazioni in corso in cambio dell'assicurazione di assumere il figlio in una società con sede all'estero composta da Antonio Gallo, Saverio Brutto e Luciano D'Alessandro. Tutti sono accusati di corruzione. 

Le elezioni del 2018

Ma il rapporto politico riemerge anche in occasione dell'organizzazione della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018. In diverse riunioni Tommaso Brutto e il figlio Saverio avrebbero caldeggiato l'impiego proprio dell'imprenditore Antonio Gallo per sostenere la candidatura nel collegio di Reggio Calabria di Francesco Talarico. In cambio però l'impegno a supportarlo per ottenere, attraverso modalità illecite, appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua azienda. È a questo punto che entra in gioco Lorenzo Cesa che avrebbe garantito la sua mediazione attraverso una serie di incontri. Uno di questi avvenuto il 7 luglio del 2017 a Roma, a partecipare Antonio Gallo, Tommaso e Saverio Brutto, il quale avrebbe ottenuto assicurazione di un incarico in caso di elezione di Talarico nella sua segreteria particolare. 

L'appoggio delle cosche di Reggio

Da canto suo, Saverio Brutto garantiva il sostegno elettorale sfruttando le conoscenze di Antonio Gallo nel collegio di Reggio Calabria ricorrendo ai suoi referenti, in particolare, Natale Errigo «imparentato con esponenti della cosca De Stefano-Tegano di Archi». Questi avrebbero confermato il sostegno elettorale - specificando ad Antonio Gallo - la necessità che i patti venissero onorati in cambio di utilità, ossia entrature per ottenere appalti: Natale Errigo consulente e referente di diverse imprese e Antonino Pirello, titolare di una impresa di pulizia con commesse in enti pubblici.