In Uganda aveva costruito scuole, ospedali e mense. I funerali si terranno nella chiesa del suo paese d'origine, San Pietro Apostolo. Il vescovo Parisi: «Instancabile accanto ai più deboli»
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È morto in Uganda dove ha vissuto per mezzo secolo svolgendo la propria missione pastorale padre Paolino Tomaino, missionario comboniano originario di San Pietro Apostolo, nel Catanzarese. Aveva 87 anni. I funerali del sacerdote, che saranno celebrati dal vescovo della Diocesi di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi, si svolgeranno domani nella chiesa madre del paese natale del religioso.
Monsignor Parisi da quando è giunto nella sede vescovile ha avuto modo di parlare e vedersi con il missionario in videochiamata «apprezzando - è detto in una nota della Diocesi - la sua opera in quel pezzo di Africa che, pur da lontano, padre Paolino è riuscito a rendere vicino. Incontri nel corso dei quali il sacerdote, che manteneva stretto il legame con la 'sua' Diocesi italiana al punto che la chiesa fatta edificare in Uganda è stata dedicata ai Santi Pietro e Paolo come la Cattedrale di Lamezia», aveva invitato il presule a visitare la sua missione, desiderio che non si è potuto concretizzare per l'aggravarsi delle condizioni di salute del missionario comboniano.
«Da oltre 50 anni in Uganda, padre Paolino - è detto ancora nella nota - con la sua instancabile attività accanto ai più deboli, ha sempre cercato di aiutare quei territori a non dipendere da altri, ma ad aiutarsi da soli, a crescere economicamente, per quanto possibile, ma, soprattutto culturalmente certo che proprio la crescita culturale può far fare un salto di qualità ad un territorio. Ha creato scuole, ospedali, mense perché quelle comunità non dovessero dipendere da altri. Convinto che il riscatto passasse dall'istruzione e dalla specializzazione, padre Paolino ha sempre puntato sulle scuole e sulla formazione delle nuove generazioni. Migliaia i ragazzi e le ragazze adottati a distanza che hanno avuto la possibilità di studiare raggiungendo traguardi importanti. E uno degli ultimi regali alle comunità africana ed italiana, è stata la laurea a dicembre di Lwanga Ssempijja che, grazie alla macchina della solidarietà, diventato dottore in Medicina all'Università Magna Graecia. È stato così che Lwanga, partito dall'Africa ragazzino carico di sogni e di speranza, è tornato nella sua terra dottore, in tempo per riabbracciare padre Paolino».