VIDEO | La congregazione di San Giuseppe le richiama a Cuneo per raggiunti limiti d’età e non saranno sostituite. E così la comunità del Poro perde un presidio fondamentale che negli ultimi quant’anni ha assicurato cure e conforto agli ultimi
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L’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2017, presentato lo scorso anno, aveva diffuso all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale numeri che non si prestano ad interpretazioni: nel mondo diminuiscono i sacerdoti e diminuiscono anche i candidati al sacerdozio. Aumentano i battezzati al cattolicesimo, ma le vocazioni sono in crisi. Un fenomeno che dagli anni ’70 ad oggi ha condotto anche alla progressiva chiusura di monasteri e conventi, avamposti di fede, ma anche di cura e solidarietà verso le comunità, soprattutto verso le persone fragili, i poveri, gli ultimi.
Il Sud non fa eccezione. Anzi, è proprio il profondo Sud, a soffrirne più di altre aree geografiche: laddove la povertà è sempre più presente, i servizi di assistenza ad ammalati ed anziani talvolta non raggiungono neppure l’essenziale. Da domenica lasceranno la Calabria anche le Suore di San Giuseppe di Cuneo, dal 1977, ininterrottamente, di stanza a Rombiolo, nel Vibonese.
«Provo grande tristezza, ma al tempo stesso sono grata al Signore per ciò che mi ha dato in tutti questi anni», dice suor Elvira. Ha vissuto 52 anni di professione religiosa, oltre la metà trascorsi proprio in Calabria. Non ha mai perso il suo accento settentrionale, ma il Sud ha imparato ad amarlo: «Perché qui – racconta – ho sentito davvero la presenza di Dio, nelle persone delle quali ci siamo presi cura, soprattutto negli anziani a cui abbiamo portato conforto e dei quali abbiamo ammirato la fede».
È così anche per suor Rosa Anna: «Andiamo via perché abbiamo fatto voto di obbedienza, l’obbedienza a volte può essere dolorosa, ma dona anche una grande forza ed una grande fede». Raggiunti limiti d’età, nessuna sostituirà questo gruppo di pie donne che sul Poro vibonese lascia un vuoto profondo. «Hanno rappresentato per tutti noi – spiega una parrocchiana – delle figure importantissime, insostituibili. Sono state portatrici del messaggio cristiano non solo nella preghiera e nelle attività ecclesiali, ma soprattutto con le loro opere quotidiane verso i bisognosi».
È una realtà complicata questa, dove i nuovi poveri diventano invisibili. La desertificazione economica è tangibile, i giovani partono e gli anziani, quando vanno via, lasciano dietro di sé case che rimarranno abbandonate. Qui la chiesa, con il compianto don Raffaele Arena prima e don Pasquale Sposaro oggi, ha svolto un ruolo straordinario per aggregare i giovani rimasti, aiutare gli anziani, i poveri, i diversamente abili. E queste donne che hanno offerto la loro vita al Signore, lasciano, con tanta sofferenza, un segno del loro passaggio.
L’addio delle Suore di San Giuseppe a Rombiolo e alla Calabria diventa quindi un ulteriore segno della inesorabile crisi delle vocazioni. «È un fenomeno che esiste e con il quale dobbiamo misurarci – spiega don Pasquale Sposaro, il parroco che per l’ottavo anno consecutivo, nel rispetto dei rigidi protocolli sanitari anti-coronavirus, ha organizzato un nuovo Grest con ben 85 ragazzi del paese – Ma noi vogliamo cogliere tutto questo come un invito che il Signore ci lascia e seguendo il messaggio evangelico pregare per nuove vocazioni e dare continuità all’eredità umana e spirituale che le suore ci lasciano».
Una magnifica maiolica, realizzata da suor Elvira e suor Rosa Anna, è un piccolo dono, un ricordo del passaggio loro e delle loro sorelle, in questo luogo del profondo Sud. Lasciano un vuoto profondo, ma al contempo portano con sé – dicono – lo spirito autentico lasciato nei loro cuori da anni di professione religiosa in Calabria: «Dio è qui, lo abbiamo sentito. Nell’affetto della gente, nella loro solidarietà, nello spirito di accoglienza del quale siamo state testimoni. È questa la Calabria che porteremo con noi».