Secondo gli inquirenti il delitto maturò per contrasti territoriali sorti tra le famiglie Catarisano e Cossari per il controllo di Roccelletta di Borgia. Vittime freddate a colpi di pistola e poi dati alle fiamme
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Il Gup del Tribunale di Catanzaro, Barbara Saccà, ha questa mattina disposto il rinvio a giudizio di Salvatore Abbruzzo, 43 anni, e di Francesco Gualtieri, 40 anni, entrambi di Borgia e entrambi accusati del duplice omicidio di Massimiliano Falcone e di suo cugino Davide Iannoccari, aggravato dalle modalità mafiose, avvenuto nel novembre del 2006 a Taverna nel Catanzarese. Giunge al primo giro di boa il procedimento penale scaturito dall'indagine portata a termine nel luglio del 2019 dal reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro che aveva chiuso il cerchio sul duplice delitto fino ad allora rimasto senza colpevoli.
Freddati e dati alle fiamme
Le indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro avevano, infatti, consentito di ricostruire non solo la dinamica dell'agguato ma anche il movente. Il duplice omicidio era avvenuto a Taverna, dove le vittime designate avevano trovato rifugio. Raggiunti da Abbruzzo e Gualtieri non hanno però avuto scampo, freddati da numerosi colpi di due pistole calibro 9. Gli autori del duplice omicidio ebbero poi cura di spostare successivamente i cadaveri nelle campagne di Sorbo San Basile con l’intento di distruggerli dandoli alle fiamme.
I contrasti tra le famiglie Catarisano e Cossari
Il movente, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe da ricercare nei contrasti territoriali insorti tra la famiglia Cossari e i Catarisano per il controllo dell'area di Roccelletta di Borgia. Massimiliano Falcone, esponente di spicco della famiglia Cossari e conosciuto per la sua caratura criminale e spregiudicatezza, in particolare, nella gestione delle attività estorsive, stava trascorrendo all'interno del villaggio Lagomar la sua latitanza. Qui fu raggiunto dai due killer e giustiziato assieme al cugino Davide Iannoccari.
Il racconto dei pentiti
La chiave di volta delle indagini risiede nelle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia: Raffaele Moscato, Gennaro Pulice e Santino Mirarchi, tutti concordi nell'attribuire il duplice omicidio ai due esponenti dei Catarisano, avvicinatisi al reggente della famiglia contrapposta ma solo per decapitarne il vertice. «A mettere mano sul territorio di Roccelletta erano stati Abbruzzo e Gualtieri» racconta Gennaro Pulice all'ex procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla.
Racconta di più Santino Mirarchi quando nel corso dell'interrogatorio reso il 16 giugno del 2016 riferiva di aver preso parte ad una riunione «alla quale erano presenti Massimiliano Falcone, al tempo latitante, i suoi sodali Giuseppe Fraietta, Davide Iannoccari, Eros Cavigliano, Pino Babbino, Salvatore Abbruzzo e Francesco Gualtieri. Nel corso della riunione gli ultimi due chiedevano a Falcone di poter essere ammessi all'interno del suo gruppo criminale portando in dote le poche estorsioni che venivano riscosse dal gruppo Catarisano all'interno del quale i due militavano. Nonostante la diffidenza manifestata da Pino Babbino nei confronti di Salvatore Abbruzzo e Francesco Gualtieri, Massimiliano Falcone permetteva l'ingresso all'interno del suo gruppo».
Il processo si aprirà il 22 settembre in Corte d'Assise a Catanzaro. Entrambi gli imputati sono difesi dall'avvocato Antonio Lomonaco e dall'avvocato Salvatore Staiano.