VIDEO | I dettagli dell'operazione che ha portato a sei arresti. Tra questi anche due dipendenti dell'Asp di Cosenza. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al falso
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Ci sono anche due dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza tra i soggetti arrestati dai carabinieri del Gruppo Tutela della Salute di Napoli, agli ordini del tenente colonnello Vincenzo Maresca, supportati dai militari del Nas del capoluogo bruzio, capitanati da Vincenzo Pappalardo, nell’ambito dell’inchiesta denominata Ponzi, condotta dalla Procura di Castrovillari e coordinata dal Procuratore Capo Eugenio Facciolla e dal sostituto Antonino Iannotta.
I particolari dell’operazione sono stati resi noti in una conferenza stampa alla quale è intervenuto anche il procuratore generale Otello Lupacchini. Sei nel complesso i soggetti finiti in carcere. Si tratta di Edoardo Scavelli, 63 anni di Drapia; Saverio Epifanio 42 anni di Acquaformosa; Domenico Pucci 61 anni di Amendolara; Antonio Vincenzo Cuccaro, 51 anni di Oriolo; Alfonso Anna Sacco 66 anni di Portici; Enrico Novissimo 42 anni di Napoli.
Sono tutti incensurati ma il Gip Carmen Ciarcia, su richiesta della Procura, ha disposto la misura cautelare più afflittiva per l’alto rischio di reiterazione del reato. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al falso. Oltre ai due dipendenti dell’Asp sono finiti in manette quattro imprenditori, legali rappresentanti di due scuole di formazione: la Sud Europa, con sede ad Altomonte, priva di accreditamento presso la Regione Calabria, la SA.DRA. e la Check Up Formazione, con sede in provincia di Napoli, entrambe accreditate presso la Regione Campania.
Il falso percorso di formazione Tra il 2015 ed il 2017, le tre scuole di formazione hanno organizzato oltre trenta corsi per aspiranti Oss, Operatori Socio Sanitari, e Osss, Operatori Socio Sanitari con formazione complementare, dietro il pagamento di un importo complessivo pari a duemila euro ciascuno.
I due dipendenti dell’Asp di Cosenza si preoccupavano di reclutare corsisti in Calabria ma anche di organizzare alcuni incontri nella sede dell’Ospedale Chidichimo di Trebisacce, per dare ai corsi stessi una parvenza di prestigio e di ufficialità, allo scuro dei dirigenti della struttura sanitaria. In realtà né corsi né tirocini venivano effettivamente svolti, mentre invece le norme prevedono per il conseguimento della qualifica, la frequenza di un corso da mille ore di cui almeno 450 ore di tirocinio.
L’intero sistema fraudolento, era reso possibile dall’apporto determinante dei due sodali rappresentanti degli istituti di formazione regolarmente accreditati presso la Regione Campania, i quali provvedevano a costruire un percorso formativo falso agli allievi provenienti dalla scuola con sede ad Altomonte, inserendo i discenti negli elenchi dei propri corsi di Oss e Osss, facendo così risultare che gli studenti calabresi avessero frequentato le lezioni teoriche presso le aule Sa.DRA. e Check Up ma anche i prescritti periodi di tirocinio presso le Case di Cura Villa Angela di Napoli e Ios Meluccio di Pomigliano D’Arco, estranee entrambe alla truffa, dove in realtà gli allievi non avevano mai messo piede. Risposte ai test imparate a memoria I
pochi incontri che precedevano l’esame di abilitazione erano quasi esclusivamente incentrati sulle modalità di superamento delle prove finali: gli indagati fornivano anticipatamente ai discenti le soluzioni alle domande dei test, raccomandando loro di impararle a memoria. Le prove finali erano svolte a Napoli, dove gli allievi venivano accompagnati con pullman noleggiati dalla stessa associazione, e avvenivano dinanzi alla commissione ufficiale della Regione Campania, ignara del reale percorso formativo dei corsisti. Almeno 291 i titoli illecitamente conseguiti. I militari dell’Arma stanno procedendo al loro sequestro in numerose località italiane ed anche al sequestro dei proventi della truffa, circa 570mila euro. L’indagine ha preso il via grazie alle denunce di alcuni corsisti che si sono resi conto di aver pagato solo per avere nelle mani un titolo, senza alcuna preparazione. Hanno allora segnalato la vicenda alle forze dell’ordine.
Inolte, uno dei corsisti quando si è reso conto di aver versato la somma di 2mila per comprare un titolo equivalente a carta straccia sul quale riponeva le proprie speranze di trovare un lavoro è caduto in una profonda depressione arrivando a togliersi la vita. Per questo gli inquirenti stanno anche valutando se vi siano i presupposti di formulare anche l'accusa di istigazione al suicidio.