Un corteo spontaneo e distanziato raggiunge la chiesa di Scaliti di Filandari. Sono le 18.30.  Mamma Elsa indossa la maglietta bianca su cui è impressa l'immagine del figlio: Francesco, un giovane prestante e bellissimo, vittima della lupara bianca. Accanto a lei c'è il papà di Francesco, Valerio, ci sono i fratelli Marco e Federico e la sorellina Mariangela. E poi c'è chi quel dolore lo conosce bene perché lo ha toccato con mano. Ci sono i genitori di Francesco Prestia Lamberti, il papà di Filippo Ceravolo, il fratello di Maria Chindamo.

Anche loro hanno perso brutalmente i propri cari e anche loro attendono giustizia. C’è Libera, con il suo referente provinciale Giuseppe Borrello che ha dato impulso all'iniziativa. Ma c'è soprattutto la comunità di Scaliti di Filandari, con in testa il sindaco. Nella chiesa Maria Santissima del Potere si celebra una santa messa in ricordo di Francesco Vangeli, a due anni dalla sua scomparsa.

La scomparsa di Francesco

Era la sera del 9 ottobre del 2018 quando il 26enne uscì di casa per non fare mai più ritorno. Francesco avrebbe pagato con la vita l'amore per una giovane donna che riteneva portasse in grembo suo figlio. Una donna che poi, dopo la scomparsa di Francesco, decise di iniziare a convivere col presunto carnefice, Antonio Prostamo, il nipote del boss di San Giovanni di Mileto Nazzareno Prostamo, che nove mesi dopo venne arrestato dai carabinieri assieme al fratello Giuseppe per l'omicidio e l'occultamento del cadavere di Francesco.

Le parole di mamma Elsa

«Son passati due lunghissimi anni. Oggi per la prima volta - dice Elsa Tavella -  sono andata a San Giovanni di Mileto, nel luogo dove  hanno ucciso mio figlio e dove hanno trovato l’auto incendiata. Una sensazione orribile che non auguro a nessuno. Sapere che lo hanno sparato e chiuso in  un sacco ancora vivo e quindi buttato a mare, mi spezza il cuore. Quanta cattiveria contro mio figlio».

Il cadavere in mare

Tre mesi fa al largo di San Ferdinando il rinvenimento dei  resti di un corpo consumato dal mare e dal tempo. Potrebbero essere proprio quelli di Francesco Vangeli,  ma solo i risultati dell’autopsia e del Dna lo stabiliranno con certezza. Esito degli esami che tardano ad arrivare: «Se avessi la certezza che quel corpo appartiene proprio a mio figlio, come spero, questa sera invece di fare una messa avrei potuto fare un funerale». Da qui l’appello di mamma Elsa al procuratore di Palmi: «Mi riceva, mi faccia avere qualche notizia di quel corpo. Questa attesa è straziante».