«Ho vissuto tutta questa storia con molto dispiacere perché so come ho operato in tutti questi anni, ma sempre con serenità perché ero convinto che sarebbe andata a finire così». Rigira quel decreto nella mani quasi fosse una schedina milionaria il sindaco di Cosoleto, Antonino Gioffrè. Nella giornata di ieri, il ministero dell’Interno, all’esito del lavoro della commissione d’accesso, ha stabilito che nel comune aspromontano non sono state individuate infiltrazioni mafiose e quindi l’ente non deve essere sciolto.

«Commissione d'accesso del tutto inaspettata»

Il primo cittadino, visibilmente sollevato, ritorna indietro con la memoria, a quando il 27 marzo dello scorso anno gli ispettori inviati dalla prefettura varcarono il portone della casa comunale. «Mi trovavo a Palazzo Campanella in Regione – ricorda il sindaco – e mi hanno chiamato dal comune per dirmi che erano appena arrivata la commissione d’accesso. È stato come un fulmine e ciel sereno, perché non riuscivo a capire per quale motivo la prefettura avesse potuto inviarla». 

«Troppi Comuni sciolti in Calabria»

E pure il sindaco Gioffrè aveva già attraversato e superato un altro accesso antimafia. Durante il suo primo mandato, infatti, era uscito indenne da un’altra ispezione della prefettura reggina. Tutto questo lo ha portato a una seria riflessione sulla difficoltà di amministrare un ente in Calabria. «Era il 21 dicembre 2010 ed ero al mio primo mandato da sindaco – e anche in quella occasione, forse di più di adesso, ero molto rammaricato. Se si pensa quanti comuni sono sciolti ogni anno in Calabria, si comprende quanto possa essere difficile amministrare nella nostra regione». 

«Non ho mai avuto pressioni dai clan»

E se da un lato Gioffrè rivendica scelte nette nel campo della legalità, come il sistematico uso della stazione unica appaltante e la costituzione nei processi contro la ‘ndrangheta, dall’altra garantisce di non avere mai subito pressioni mafiose. «Posso garantire che in dodici anni da sindaco – sottolinea Gioffrè – non ho mai avuto pressioni o condizionamenti da parte della ‘ndrangheta».