Ancora da chiarire il movente del delitto di Francesco Fiorillo avvenuto il 15 dicembre 2015 nella frazione Longobardi di Vibo Valentia: dalle frequentazioni della vittima con soggetti coinvolti in un giro di pedofilia (da un filone dell'inchiesta odierna è nata anche l'indagine che ha portato alla condanna dell'ex parroco di Zungri, don Felice La Rosa, per atti sessuali con un minorenne bulgaro dietro pagamento di denaro), sino allo spaccio di sostanze stupefacenti. Gli inquirenti sono alla ricerca anche del secondo killer che ha agito con Antonio Zuliani. Vi è infatti la certezza, data dal rinvenimento sul luogo del delitto di bossoli sparati con due arme diverse, che il 26enne di Piscopio non fosse solo nel portare a termine la "missione" di morte.

L’analisi dei tabulati telefonici

Fondamentale per il buon esito delle indagini, anche l'analisi dei tabulati telefonici che collocano il telefonino di Antonio Zuliani sulla scena del crimine. Importante anche la ricostruzione balistica dell'azione di fuoco. Un'indagine - coordinata dal pm della Procura di Vibo Valentia, Concettina Iannazzo - tutta in divenire e che non si ferma qui. La Squadra Mobile di Vibo Valentia, diretta da Giorgio Grasso, non ha infatti intenzione di lasciare nulla al caso così come la sezione "Delitti insoluti" della Direzione centrale Anticrimine che, con la dottoressa Francesca Capaldo, ha fornito un contributo decisivo per far luce sul fatto di sangue unitamente all dott. Mauro Melandri dello Sco che ha ricostruito in 3D l'azione omicidiaria.

Il delitto non avrebbe matrice mafiosa

Omicidio volontario e detenzione illegale di arma da fuoco le accuse mosse ad Antonio Zuliani. Il delitto non avrebbe una matrice mafiosa (e da qui la competenza della Procura di Vibo), anche se gli inquirenti non trascurano due dati: Antonio Zuliani è cugino di Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo, ritenuti elementi di spicco del clan dei Piscopisani ed attualmente in carcere con l'accusa di aver ucciso il boss di Stefanaconi, Fortunato Patania, nel settembre 2011; lo stesso Antonio Zuliani, unitamente ai fratelli Giovanni e Michele, dall'ottobre scorso si trovava agli arresti domiciliari in quanto coinvolto nell'inchiesta antidroga denominata "Giovani in erba", indagine condotta sempre dalla Squadra Mobile di Vibo con il coordinamento del pm Claudia Colucci.