Il premier Mario Draghi è positivo al Covid. Vaccinato e asintomatico, come milioni di altre persone in Italia negli ultimi mesi. Una “non-notizia”, dunque, che assume una valenza di interesse pubblico soltanto per il fatto che stiamo parlando del presidente del Consiglio, costretto a saltare le missioni programmate in Congo e Angola alla ricerca di nuove forniture di gas che possano sostituire quelle russe. In Africa ci andranno comunque i ministri Luigi Di Maio (Esteri) e Roberto Cingolani (Transizione ecologica).
L’informazione potrebbe finire qua. Se non fosse che la notizia della positività di Draghi ha spalancato i cancelli dello zoo social.

Uno spaccato di cinismo e stupidità che conferma, ancora una volta, quanto sia stato illuminante Umberto Eco, quando, nel 2015, affermò che «i social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Così, dopo qualche settimana di oblio causato dalla guerra in Ucraina e dalle nuove priorità informative, i no-vax, i no-green pass, i no-tutto si prendono la loro effimera rivincita vomitando fiele e insulti, sghignazzando e maledicendo.

«Speriamo sia la volta buona. Tutta l’Italia tifa Covid...», scrive un utente, dando forma “all’augurio” di tantissimi altri. Gli stessi che probabilmente se Draghi se lo trovassero inaspettatamente a portata di mano si affretterebbero a stringergliela con reverenza. Leoni da tastiera, si dice. Ma c’è ben poca dignità in questi ruggiti tutti uguali e sgrammaticati.

«Spero che abbia bisogno di terapia intensiva e non trova posto», scrive un altro che indovina miracolosamente il primo congiuntivo per poi tornare nella mediocrità linguistica.
«Tachipirina e vigile attesa», sfotte un altro, aggiungendo: «Però se si è vaccinato potrebbe non servire... cosi dicono... come vuolesi dimostrare prima o poi la ruotella gira». E la “ruotella” gira pure su Twitter, dove le parole Covid, Draghi e Tachipirina sono finite in cima ai trend. «Mi sembra chiaro che Draghi frequenti dei non vaccinati, altrimenti non poteva assolutamente contagiarsi», si legge su uno dei profili no-vax più seguiti.

Tra coloro - anche questi moltissimi - che si rammaricano che sia asintomatico («E che c…!») e chi invoca il karma, ciò che più colpisce è che dopo due anni di pandemia e una campagna globale che ha visto miliardi di persone essere vaccinate, ci siano ancora così tanti che ritengono l’eventuale contagio una prova dell’inefficacia dei "sieri". Ovviamente non è così, ormai lo sanno pure le pietre. È stato spiegato migliaia di volte da squadroni di virologi prima che la guerra li scalzasse dai programmi di approfondimento giornalistico. Chi è vaccinato non è immune al virus, è solo più protetto - molto più protetto - da forme particolarmente gravi della malattia. E lo dimostra il basso tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva a fronte della crescita esponenziale dei contagi.

Ma di Covid in Italia ancora ci si ammala e si muore: 79 persone solo oggi, 85 ieri, 133 sabato scorso, quando Pasqua e Pasquetta ancora non compromettevano l’aggiornamento puntuale dei dati. Numeri che da soli dovrebbero bastare a zittire gran parte dei leoni social, se solo sapessero contare.