Oggi è una donna ma quella di Federica non deve essere stata un’adolescenza facile. E neppure l’infanzia della piccola Letizia è stata come quella delle altre bimbe della sua età. Due piccole donne alla quale la vita ha strappato prima il papà che ha deciso di togliersi la vita. Era il 2015. Esattamente un anno dopo la mamma, strappata violentemente da mani che hanno reso orfani tre bambini.

Siamo a Laureana di Borrello. È mattina. Maria esce per recarsi nei terreni di sua proprietà. Ma lì qualcosa succede. Viene aggredita, portata via, uccisa. A testimoniare che qualcosa di brutto è avvenuto ci sono tracce del sangue nella sua auto, trovata ancora con il motore acceso.

Da quel giorno di Maria Chindamo si perdono le tracce. L’ipotesi che si fa avanti è terribile: qualcuno ha voluto vendicare la morte del marito Ferdinando.

Da quel giorno inizia una lunga battaglia per ottenere verità e giustizia. Inizia la battaglia di Vincenzo, fratello di Maria, e dei figli della donna la cui vita nel giro di un anno è stata devastata e che lo zio ha preso amorevolmente sotto l’ala della sua protezione. Combattono per sapere chi ha fatto del male a Maria, combattono affinché gli sia restituito quel che resta di Maria, perché è un loro diritto portare sulla sua tomba un fiore. Ma nessuno sembra sapere nulla, nessuno ha visto o sentito nulla. Intorno c’è solo silenzio. Un muro di silenzio assordante. Un muro che tutti i giorni la famiglia con coraggio e dignità cerca di distruggere.
Vincenzo da quando Maria è scomparsa è sempre in prima linea, in tv, nei telegiornali, nelle scuole. Vincenzo vuole giustizia per una sorella e il suo appello si fa sempre più insistente: chi sa parli. Perche Maria merita giustizia, meritava di vedere i suoi figli crescere, meritava di vedere realizzati i sogni dei suoi bambini, come quello di Federica, fare il magistrato.

 

Chi grida ancora giustizia è anche un’altra donna. Una donna giovanissima. Il suo corpo ritrovato nel 2005 in un bosco nel comune di Montalto Uffugo. Il suo caso archiviato come suicidio.  Lei è Lisa Gabriele. Oggi una lettera anonima ha fatto riaprire le indagini. Lisa non si è tolta la vita. Lisa è stata uccisa «per la sola colpa di essersi innamorata di un delinquente che purtroppo veste la mia stessa divisa». Il caso è stato riaperto e gli inquirenti sperano di trovare risposte proprio sul corpo della povera Lisa riesumato nei giorni scorsi.

 

E poi ci sono donne, mamme violentate nell’anima. C’è Elsa Tavella, la mamma di Francesco Vangeli che vive tutti i giorni nel ricordo del figlio e nella speranza di poter dare una degna sepoltura al suo Francesco barbaramente ucciso e fatto sparire. C’è la mamma di Giuseppe Parretta, Caterina Villirillo, alla quale hanno strappato il figlio poco più che 18enne. Lei chiede di non essere abbandonata dalle istituzioni. C’è mamma Marzia che ha visto quello che mai i suoi occhi avrebbero voluto vedere: il corpo esanime del figlio appena 16enne, Francesco Prestia Lamberti, martoriato da colpi d’arma da fuoco.

 

Donne uccise, sfregiate nel corpo e nell’anima, donne che aspettano giustizia, che sperano che la morte di quanto avevano di più caro non sia stata vana, donne guerriere che combattono tutti i giorni per squarciare quel velo d’omertà che ancora attanaglia la nostra società. Perché anche oggi, come ieri, è la Giornata contro la violenza sulle donne. Oggi come ieri, oggi come domani. Perché Donne si è tutti i giorni.