VIDEO | Il docente di diritto privato all'Umg spiega l'errore da cui si è originato la querelle che ostacola il processo di integrazione. «Non è casuale che molte Regioni abbiano legiferato in materia». E sull'accelerazione impressa a Cosenza: «Disparità di trattamento» (ASCOLTA L'AUDIO)
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L'esistenza del policlinico universitario di Catanzaro è pacifica, così come è pacifica l'esistenza dell'atto fondativo dell'azienda universitaria, ratificato nel 1995 dal presidente della giunta regionale cui all'epoca un decreto legislativo aveva delegato la competenza in materia. Valerio Donato, docente di diritto privato all'Università Magna Grecia, spiega l'errore da cui si è originata la querelle che continua a tenere in ostaggio la costituzione dell'azienda unica a Catanzaro.
L'assenza del dpcm era già stata fatta notare nelle prime sedute della commissione paritetica quale elemento ostativo al processo d'integrazione delle due aziende ospedaliere. In sintesi, la mancanza del documento, secondo una prima interpretazione poi accolta anche all'interno del programma operativo, certificherebbe l'inesistenza del policlinico universitario, almeno sotto il profilo giuridico.
Ma per il docente catanzarese, il dpcm in effetti non può esserci perchè all'epoca la competenza in materia era stata delegata alle Regioni. «Non a caso - dice - molte aziende ospedaliero-universitarie sono state costituite in Italia, si veda il Veneto, il Lazio, l'Umbria o la Sardegna, con provvedimenti regionali e senza decreto del presidente del Consiglio dei Ministri». Al contrario, per Valerio Donato dubbi suscita il protocollo nel frattempo sottoscritto tra Regione e Unical per la nascita di reparti a direzione universitaria all'Annunziata di Cosenza: «Una procedura davvero inusuale e non conforme alla disciplina vigente».
Professor Donato, il processo di nascita di una azienda unica a Catanzaro si sta avvitando attorno a contrapposte interpretazioni delle norme. C'è chi sostiene che sia necessario un Dpcm per sanare l'assenza dell'atto fondativo dell'azienda universitaria Mater Domini mentre lei è di parere opposto. Insomma, il Dpcm è necessario o no per procedere all'integrazione?
«In primo luogo, devo registrare un cambiamento di rotta, a quanto sembra, del presidente della Regione. Nel programma operativo si ritiene che il decreto del presidente della Giunta regionale - il 170 del 1995 - sia nullo perché fondato su una norma dichiarata incostituzionale nel luglio del 1993. Rispetto a questa impostazione ho contestato al presidente della Regione, inviando una lettera aperta, che in verità nel dicembre del 1993 e dopo la sentenza della Corte Costituzionale è stata adottata una modifica all'articolo 4 del decreto legislativo 502 del 1992 che attribuiva alle Regioni la competenza a costituire le aziende. In virtù di questa ultima norma, è stata adottata la legge regionale 26 del 1994 con la quale si prevedeva la costituzione dell'azienda Mater Domini mediante decreto del presidente della Giunta regionale. Ciò che appunto è poi avvenuto.Quindi, l'atto costitutivo dell'azienda Mater Domini c'è, è valido ed è stato pienamente efficace».
Quindi, tutto risolto?
«La disciplina successiva introdotta dal legislatore nazionale pone diverse possibili interpretazioni. Io ritengo che le aziende costituite prima dell'entrata in vigore di questa disciplina non necessitino di ulteriori atti. In questo senso è molto interessante la lettura della sentenza del Tar Napoli 4425/2012. E non è casuale che molte Regioni abbiano adottato leggi con le quali si prevedeva la competenza delle Regioni a costituire aziende ospedaliero-universitarie e che molte aziende ospedaliero-universitarie siano state costituite in Italia - si veda il Veneto, il Lazio, l'Umbria o la Sardegna - con provvedimenti regionali e senza decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, come invece ritiene il presidente Occhiuto. In ogni caso, se il presidente della Regione dovesse ritenere che siano necessari ulteriori atti penso che dovrebbe procedere con celerità a chiedere al presidente del Consiglio dei Ministri l'adozione di un atto che ponga fine a questo procedimento».
Tuttavia, alla brusca frenata che ha subito l'iter per la costituzione di una azienda unica a Catanzaro ha fatto da contraltare la rapida sottoscrizione di un protocollo d'intesa con l'Unical per la nascita di reparti a guida universitaria all'ospedale Annunziata di Cosenza. Molti hanno letto questo intoppo amministrativo come un tentativo velato di dilatare o ritardare i tempi della sottoscrizione del protocollo a Catanzaro, lei cosa ne pensa?
«Io non voglio fare il processo alle intenzioni, noto però dei fatti che si sono consumati. Il protocollo d'intesa tra l'Università di Catanzaro è ormai da quasi due mesi nelle mani del presidente della Regione, senza essere stato sottoscritto. A dicembre è stata deliberata dal Coruc la possibilità di avviare un corso di Medicina a Cosenza e dopo una settimana il protocollo d'intesa con l'Annunziata è stato sottoscritto. Non posso non notare questa notevole differenza. E devo dire un protocollo d'intesa con qualche forzatura, anzi direi in contrasto con la disciplina vigente. La meticolosa attenzione rivolta alla regolarità procedurale della nascita dell'azienda Mater Domini, non mi pare sia stata rivolta alla sottoscrizione del protocollo d'intesa tra l'Università di Cosenza e la Regione Calabria».
Quel protocollo presenta profili di illegittimità?
«Ci sono sicuramente delle forzature. La disciplina attuale prevede che le università possano svolgere dei corsi per meglio specializzare i medici delle strutture ospedaliere; questo è l'accordo che è oggi possibile siglare tra Regione e Unical ai sensi del decreto legislativo 502 del 1992. Pur avviato “formalmente” con queste finalità, però, il protocollo concluso tra Regione e Unical prevede, in realtà, la costituzione di dipartimenti ad attività integrata (DAI), i quali sono possibili e sono caratteristica delle aziende ospedaliero-universitarie, come previsto dal decreto legislativo 517 del 1999; e dunque a queste riservate. Il problema è che allo stato non è sussistente un corso di Medicina a Cosenza, perché manca ancora il parere dell’Anvur; né è possibile rinvenire una struttura ospedaliero-universitaria, come previsto dalla legge. Dunque si tratta di un protocollo di intesa davvero inusuale e non conforme alla disciplina vigente».