In poche ore la lettera di don Mimmo Battaglia ha fatto il giro di tutti i preti napoletani. Una comunicazione ricevuta da un centinaio di persone per discutere di «questioni urgenti e importanti riguardanti la vita della nostra Chiesa diocesana». Il vescovo calabrese (è nato a Satriano) di Napoli ha convocato la riunione per lunedì 14 ottobre dalle 10 alle 12. Il dubbio su quali fossero le questioni «urgenti e importanti» ha catalizzato l’attenzione di tutta la comunità.

Nessuna certezza, soltanto ipotesi riportate dalla stampa locale. Una in particolare: l’invio di una serie di lettere anonime (il Mattino parla di sei missive) a buona parte del mondo ecclesiastico non solo partenopeo: tra i destinatari sarebbero incluse le congregazioni per i vescovi e quelle per il clero, perfino il Papa e alcuni cardinali. Sarebbe dunque l’azione di un “corvo” il motivo che ha spinto don Mimmo Battaglia a convocare tutti per fare chiarezza. Sono sempre indiscrezioni, ma pare proprio che il presule abbia espresso la propria profonda amarezza per l’uso di queste lettere, considerate un modo per diffamare e scandalizzare con accuse fumose e infondate.

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Anche sui contenuti ci sono soltanto ipotesi: potrebbe essere citato anche il caso di don Antonello Foderaro, un sacerdote finito nell’inchiesta Ducale della Dda di Reggio Calabria. Indagato e con una posizione tutto sommato defilata, riguardo a don Foderaro, che è originario proprio di Reggio Calabria, gli investigatori evidenziarono «il dinamismo relazionale» tra il prelato e Daniel Barillà, principale indagato nel filone politico dell’inchiesta e genero del boss Domenico Araniti.

Foderaro nel settembre dello scorso anno viene nominato decano della sezione San Tommaso della Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale: quell’istituzione assumerà quattro mesi più tardi proprio Daniel Barillà come direttore del personale. Il religioso si è autosospeso da ogni incarico nello scorso mese di agosto. Nella facoltà teologica l’eco dell’inchiesta è ancora forte così come è sentita la solidarietà nei confronti di Foderaro. Nel mirino del preside don Francesco Asti sono finite invece le «mele marce» impegnate a diffondere veleni per colpire il vescovo Battaglia. Nella Curia napoletana sono giorni tesi.