Non si arrese quando nel 2017 esplosero una raffica di colpi di pistola contro la sede della cooperativa, e non intende arrendersi neppure oggi con la discarica rasa al suolo da un incendio accidentalmente partito da una vicina boscaglia. A nulla è servito l'intervento dei dipendenti che per primi hanno imbracciato gli estintori per spegnere le lingue di fuoco alimentate dal vento che quel giorno soffiava a oltre 100 chilometri orari. «Le fiamme – ricorda oggi Pasquale Fera, socio fondatore della cooperativa “Stella del sud” – hanno avuto la meglio».

L'incendio scoppiato il 16 aprile scorso ha completamente distrutto l'impianto per la valorizzazione dei rifiuti differenziati attivo da 5 anni a San Nicola da Crissa. Uno stabilimento che dava lavoro a 40 famiglie ora nel limbo.

«Piovevano fuliggini di fuoco»

«Erano le 17 di venerdì scorso quando scorgiamo il cielo pieno di fumo. L'aria era irrespirabile. Il fuoco proveniva dalla piattaforma del Comune. In una manciata di minuti il vento ha spinto le fiamme verso la nostra discarica - racconta Pasquale Fera -' Piovevano fuliggini di fuoco. Abbiamo tentato con gli idranti di domare le fiamme che aumentavano sempre di più. A quel punto ho ordinato ai miei di uscire da quella trappola infernale e mettersi in salvo».

Tre operai sono rimasti intossicati dal fumo, trasportati in ospedale sono stati dimessi nella stessa giornata. In tre ore il fuoco ha divorato anni di sacrifici: «Sono amareggiato, ma ho fede nel Signore che non abbandona i suoi figli. Sono certo che ricostruiremo tutto» Ricorda poi la solidarietà da parte di tutti i vertici istituzionali. «Ma le parole da sole non bastano -dice - ci vogliono azioni concrete. Noi non ci arrenderemo e lotteremo con tutte le nostre forze, ma abbiamo bisogno di liquidità per ripartire».

Il grido di dolore di Pasquale Fera

Ricorda con commozione gli operai che si sono buttati tra le fiamme «per combattere il disastro che si stava consumando». Il suo è un grido di dolore che lancia al Governo centrale e alla Regione: «Se ci darete una mano non lo farete per noi, ma per chi lavorava in questo progetto. Per i 40 padri di famiglia. Abbiamo bisogno di liquidità per riacquistare le macchine. Solo una spinta iniziale, giusto il tempo per rimetterci in carreggiata».