Si è concluso con l'assoluzione dell'imprenditore Cesare Coccimiglio di Amantea e di tutti gli altri imputati il processo per l'avvelenamento della vallata del fiume Oliva. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Cosenza. Il pm Cerchiara della Procura di Paola aveva chiesto la condanna di Coccimiglio a sedici anni di carcere. Mentre per gli altri quattro imputati la Procura aveva già chiesto l'assoluzione. Si tratta di Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo, proprietari dei terreni, dove sarebbero stati interrati materiali pericolosi che avrebbero contaminato l'area causando il disastro ambientale.

 

La Corte d'Assise ha assolto tutti gli imputati per non avere commesso il fatto. Secondo l'accusa proprio a causa della sepoltura dei materiali pericolosi nella zona compresa tra Amantea, San Pietro in Amantea, Aiello Calabro e Serra d'Aiello si sarebbe verificata la diffusione di tumori e avrebbe provocato la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore che frequentava la zona. Nei terreni dell'Oliva sono stati rinvenuti molti metri cubi di rifiuti e fanghi di varia natura, anche industriali, contaminati da metalli pesanti che, secondo l'accusa, erano stati interrati dalla società di cui era titolare l'imprenditore. Accuse sempre respinte dagli imputati, in particolare da Coccimiglio e smontate dall'avvocato Carratelli. Secondo la difesa, si è trattato di un processo che non avrebbe avuto modo di esistere. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni.

 

Francesco Pirillo