Per potere riaprire in sicurezza, spiegano Fish e Anfass, il governo prevede un piano territoriale redatto proprio «dagli uffici della Cittadella, ma dopo cinque pec non abbiamo avuto una risposta»
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«Non siamo più disponibili ad attendere invano che arrivino risposte e ci aspettiamo di essere interpellati al più presto come soggetti di rappresentanza per discutere degli interventi urgenti che permettano di riaprire i servizi in sicurezza o di trovare delle sostituzioni alternative adeguate alle necessità dell’utenza».
La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish) Calabria e l’ Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale (Anffas) Calabria sono stanche di aspettare risposte dalla Regione Calabria. Con quella inviata ieri sono cinque le pec indirizzate alla presidente Jole Santelli e al dipartimento della Politiche Sociali e della Salute.
Una ricerca di dialogo iniziata lo scorso 25 marzo con la richiesta di costituire un’unita speciale nella quale andassero a confluire Presidenza regionale, dipartimento della Salute, dipartimento delle Politiche sociali della Regione, Asp, Protezione civile, Forum Terzo Settore, organizzazioni maggiormente rappresentative di persone con disabilità e dei loro familiari Fish Calabria, Fand Calabria e Anfass Calabria «riconoscendo a quest’ultima l’organizzazione a livello nazionale di una unità di crisi che ha elaborato strumenti e strategie condivisi anche con FISH e offerti alle Regioni Italiane».
«La Regione Calabria non ha accolto la proposta dell’Unità Speciale né da parte sua ha avanzato alcuna soluzione» spiega una nota, ma nel frattempo i servizi socio-sanitari e sociali in favore di persone con disabilità sono fermi perché in base al Dpcm del 26 aprile scorso sono necessari piani territoriali «adottati dalle Regioni, che devono traguardare tali aspetti, predisponendo anche di conseguenza eventuali specifici protocolli per il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute delle persone con disabilità».
«Questa per ora inutile attesa - sottolineano Fish e Anfass - crea grandi difficoltà alle persone con disabilità che non ricevono le prestazioni necessarie, alle famiglie che devono farsene carico completamente, ai servizi che restano fermi e inattivi. La competenza e la capacità progettuale non ci mancano e già nelle linee guida presentate si possono trovare le migliori opportunità e soluzioni, che tuttavia siamo disponibili a discutere per venire incontro alle esigenze istituzionali e dell’utenza».
«Come persone con disabilità - aggiungono - abbiamo vissuto con molta inquietudine la sorte di molte persone anziane ricoverate nelle Rsa regionali a cui non è stata garantita la sicurezza necessaria, e abbiamo vissuto con altrettanta inquietudine la difficoltà di non riuscire ad avere in numero sufficiente di dispositivi di protezione individuale, ovvero mascherine e guanti, necessari per la tutela della salute delle persone con disabilità non autosufficienti che hanno l’assistenza domiciliare che pure sono stati richiesti alla Protezione civile regionale».
«Ora - concludono - chiediamo l’avvio di una stagione partecipativa che inizi da subito nonostante i limiti che il Covid-19 ci impone ma andando verso una nuova normalità anche alla luce di alcuni ripensamenti di servizi e strutture inclusive, innovative ed anche sicure».