L’amara testimonianza di Luca Minici: «Al Nord risatine in strada e battute. Ma non posso condividere la mia vita con i miei genitori»
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Web designer nato in Calabria 32 anni fa, una laurea triennale all’Unical e studi proseguiti in Piemonte, dove ha messo radici. Luca Minici è da pochi giorni coordinatore del Torino Pride, scelto all’unanimità per la successione di Marco Giusta, ex assessore ai Diritti della giunta Appendino. Il suo esordio porta a inevitabili considerazioni sullo spirito del tempo e della politica. Sul fronte dei diritti Lgbt, Minici evidenza che «dalle istituzioni e dalla politica arriva il solito silenzio assordante. Forse qualche amministrazione locale prova a muoversi tra le pieghe delle leggi, ma rischiamo preoccupanti passi indietro – spiega a La Stampa –. È cambiato il contesto politico, ma non è stato fatto alcun passo avanti sul piano legislativo, dal ddl Zan alle coppie arcobaleno. I diritti vanno presidiati e mai dati per scontati». Minici ritiene «necessario scendere in piazza, usando i nostri corpi, per i diritti. Molti danno per scontate conquiste che la politica si ostina a mettere in discussione».
«I miei genitori non hanno mai accettato il mio compagno»
Nella sua intervista il piano pubblico e quello privato si mescolano. Così come la duplice esperienza spesa, con opposti atteggiamenti registrati, tra la Calabria e Torino. «Vivo qui dal 2012 e non mi è mai capitato. Ci sono sempre le risatine in strada, le battute. Ho però vissuto l’omofobia all’interno della mia famiglia: i miei genitori non hanno mai accettato il mio compagno, con loro non posso condividere la mia vita. In dieci anni non si è mai riuscita a superare questa situazione».