Martedì le operazioni per la selezione delle Commissioni per gli avvisi pubblici delle principali aree medico-chirurgiche dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio. Per 4 degli 8 concorrenti pende una richiesta di rinvio a giudizio
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Inizieranno martedì prossimo le operazioni per la selezione delle Commissioni per gli avvisi pubblici per direttore di Struttura complessa di alcune delle principali aree medico-chirurgiche dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Grossa ‘gatta da pelare’ per il commissario straordinario Francesco Procopio, per tanti anni Direttore della struttura complessa Affari Legali dell’azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, già direttore amministrativo dell’ospedale Jazzolino, e dal gennaio scorso nominato dal commissario ad acta della Sanità calabrese alla guida dell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio.
Grossa “gatta da pelare” soprattutto per un settore delicato come l’ostetricia e la ginecologia in considerazione delle recenti vicende giudiziarie che la scorsa settimana hanno portato ben sei medici ginecologi dinanzi al gup nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catanzaro che mira a far luce su una vicenda che vede pazienti dirottate verso cliniche private per effettuare la procreazione assistita – questa la principale accusa -, con cartelle cliniche falsificate per non far pagare farmaci e ticket, oltre ad un danno per le casse del sistema sanitario pubblico che sfiora complessivamente il milione di euro.
Il pm Domenico Assumma ha rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati finiti sotto inchiesta (Fulvio Zullo, direttore del Dipartimento universitario di Ostetricia e Ginecologia presso il "Pugliese-Ciaccio" di Catanzaro; Roberta Venturella, responsabile del Centro di procreazione assistita avviato nell'ospedale Pugliese; Roberto Noia, dirigente di I livello nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del Pugliese; Menotti Pullano, specialista in Ostetricia e Ginecologia del “Pugliese”; Andrea Gregorio Cosco, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia del Pugliese; Saverio Miceli, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia del Pugliese) a vario titolo chiamati a rispondere dei reati di abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa. L’udienza preliminare è stata rinviata al 14 luglio prossimo.
Il commissario Francesco Procopio si trova quindi con il compito di dover vigilare su due aree abbastanza delicate, quella oncologica e quella della medicina della riproduzione, che al momento non sembrano coperte da professionalità dell’azienda Pugliese che si è invece dovuta ‘affidare’ all’Azienda Universitaria Mater Domini. L’oncologia sembrerebbe affidata, come riportato in recente determina dello stesso commissario Procopio, al prof. Fulvio Zullo, ex direttore della Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia a valenza universitaria, ormai professore ordinario presso l’Università Federico II di Napoli, ma anche con un contratto di consulenza a titolo gratuito (possibile per un Direttore in forze ad altra amministrazione?). La medicina della riproduzione, con il nuovo centro di procreazione medicalmente assistita dell’Ospedale Pugliese, è stata invece affidata alla prof. Roberta Venturella nei cui confronti la Procura muove l’accusa di aver sottratto pazienti infertili alle cure del Centro da lei diretta per trattamenti presso la casa di cura ‘Ruesh’ di Napoli dove lo stesso prof. Zullo è operante sia come professionista sia come azionista.
Le difficoltà per il commissario Francesco Procopio aumentano quindi in considerazione del fatto che per quattro su otto concorrenti per l’avviso pubblico di Direttore di Struttura Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale ‘Pugliese’ (dottori Zullo, Pullano, Miceli e Cosco) pende una richiesta di rinvio a giudizio. Chi vivrà, vedrà.
La richiesta di rettifica del legale del dottor Zullo
«In nome e per conto del professor dottor Fulvio Zullo ed in relazione all’articolo Direttori di Struttura complessa al Pugliese, i “mille problemi” per il commissario Procopio, pubblicato il 16 maggio 2021, si espone quanto segue.
L’articolo di stampa da voi edito e diffuso ha leso e sta ledendo immotivatamente l’immagine del professor Zullo e degli altri medici richiamati nel corpus del summenzionato articolo.
Il giornalista firmatario dell’articolo, che avrebbe dovuto riportare la notizia della nomina dei Direttori di struttura complessa presso l’Azienda ospedaliera “Pugliese- Ciaccio” di Catanzaro, si sofferma sulla narrazione di una indagine penale della Procura della Repubblica di Catanzaro, descrivendone i contenuti in maniera totalmente errata e confusa.
L’informazione contenuta nell’articolo apparso è, infatti, ricostruita e reinterpretata dal giornalista che ha omesso il controllo e l’attendibilità della sua probabile fonte informativa senza accertarsi della veridicità del fatto prima della pubblicazione. Appare errata la circostanza che i capi di imputazione abbiano ad oggetto cartelle cliniche falsificate; altrettanto errata appare la quantificazione del supposto danno economico “per le casse del Sistema sanitario pubblico” che viene quantificato in un milione di euro. Appare, ancora, falsa la circostanza che il Prof. Zullo sia componente della compagine societaria della Clinica Privata “Ruesh” di Napoli.
Dai dati processuali emerge invece come nessuna delle pazienti sia indicata quale persona offesa, che il centro di Procreazione assistita a Catanzaro sia stato avviato nel 2019 (apparendo dunque inverosimile il richiamato “dirottamento” di pazienti verso cliniche private per la procreazione assistita sin dal 2013) e che il procedimento penale in questione tragga origine dall’esposto di un solo soggetto, medico ginecologo che, in base agli stessi atti di indagine effettuati dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e richiamati nell’articolo, risulta essere iscritto al registro degli indagati anche per altri fatti tutt’ora al vaglio della magistratura inquirente, e la cui credibilità dovrà essere vagliata dalla Magistratura nel corso del processo.
Sarebbe stata doverosa, in base al titolo dell’articolo, una maggiore attenzione rispetto a tutti quanti i concorrenti alla nomina di direttore di struttura e non soltanto ai quattro medici su cui “pende una richiesta di rinvio a giudizio”: una richiesta di rinvio a giudizio, lo si ribadisce, non attesta alcuna responsabilità penale così come non la attesterebbe, per esempio l’iscrizione a registro degli indagati per altri concorrenti e di cui si è taciuta, legittimamente, l’esistenza.
Dunque l’articolo, oltre che narrare fatti di cui non è stata controllata preventivamente la veridicità, risulta fuorviante e parziale, posto che sotto un titolo riguardante le nomine a Direttori di struttura all’interno di una Azienda ospedaliera, riporta invece notizie (errate e false) riferite ad un procedimento penale che non ha ancora avuto alcun seguito processuale, neppure in sede di udienza preliminare che, per come attentamente ricordato dal giornalista, è prevista per un prossimo futuro.
Il contenuto dunque appare diffamatorio tanto per la gravità degli errori commessi e divulgati, quanto per la diffusione che tali inesattezze hanno raggiunto attraverso la pubblicazione.Tanto premesso si diffida codesta redazione a rettificare il contenuto dell’articolo al fine di rendere l’informazione più consona alla realtà dei fatti».
La risposta del giornalista
Sin qui la richiesta di rettifica dell’avvocato Amedeo Bianco e del professor Zullo che integralmente abbiamo riportato. Per parte nostra preme rilevare che:
- L’articolo non riguarda la “notizia della nomina dei Direttori di struttura complessa presso l’Azienda Ospedaliera “Pugliese- Ciaccio” di Catanzaro” (per come si scrive nella rettifica, ma la selezione delle Commissioni per gli avvisi pubblici delle principali aree medico-chirurgiche dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio (che è cosa diversa).
- Nessuna ricostruzione e reinterpretazione da parte del giornalista, atteso che la fonte della notizia è la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Catanzaro e delibere pubbliche regolarmente pubblicate sull’albo pretorio.
- Nel capo di imputazione mosso dalla Procura di Catanzaro (e non certo dal giornalista) a Fulvio Zullo per i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa (art. 323 c.p. e 479 c.p. [in relazione all’art. 479 co 1 c.p.] e 640 co. 2 n.1) è dato leggere testualmente che: “Zullo nell’esercizio delle sue funzioni di Direttore del Dipartimento Universitario di Ostetricia e Ginecologia presso l’Ao Pugliese-Ciaccio di Catanzaro sino al febbraio 2017, quindi consulente ginecologico/oncologico sino a tutto l’anno 2019, dunque pubblico ufficiale; con artifizi e raggiri consistiti nell’attestare diagnosi non veritiere in n.12 piani terapeutici (dunque attestando falsamente fatti dei quali l’atto, formato nell’esercizio delle sue funzioni, è destinato a provare la verità), e segnatamente indicando falsamente che le relative pazienti erano affette da patologia rientrante tra quelle che consentono la prescrizione gratuita dei farmaci di cui alla nota Aifa 51, così inducendo in errore l’Amministrazione circa la sussistenza dei presupposti previsti dalla nota Aifa 51 nonché sulla regolarità delle procedure cliniche seguite per la relativa diagnosi”. Ed ancora: “sottoscrivendo n. 94 piani terapeutici ai sensi delle note Aifa 51 e Aifa 74 a favore di pazienti che non avevano mai fatto regolare accesso al Reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell'Ao Pugliese-Ciaccio; nonché prescrivendo n.9 piani terapeutici di cui alla nota Aifa 51 attestanti, tuttavia, diagnosi non previste dalla nota medesima; procurava alle predette pazienti un ingiusto profitto con pari danno per l’Amministrazione Pubblica per complessivi 62.672,11 euro, pari alla somma tra i costi sostenuti dal Servizio Sanitario Regionale per i farmaci indebitamente rilasciati in regime di esenzione (c.d. Dpc Distribuzione per conto) pari a 60.717,65 euro e quanto non incassato dall’Ao Pugliese-Ciaccio a titolo di ticket sanitario di accesso pari a 1.954,46 euro. In Catanzaro, dal 4.1.2011 al 15.3.2017.
- Nel secondo capo di imputazione mosso a Zullo in concorso con Venturella (abuso d’ufficio), la Procura di Catanzaro contesta invece “l’emissione di 281 piani terapeutici a favore di 177 pazienti (di cui solo 55 piani terapeutici rilasciati a n.33 pazienti del centro PMA di Catanzaro diretto da Venturella) finalizzati alla somministrazione di farmaci di cui alla nota Aifa 74 o comunque di contrasto all’infertilità femminile ed indirizzando esplicitamente – si legge sempre nel capo d’imputazione – per la successiva procedura di Pma, le predette pazienti presso le seguenti strutture: “Casa di Cura Ruesch [con sede a Napoli, Viale Maria Cristina di Savoia n.39] ove Zullo riveste la posizione di medico specialista in Ginecologia per il tramite dell’associazione tra professionisti Genera Napoli, di cui Zullo detiene il 50 per cento delle quote”. Ed ancora si legge nel capo di imputazione: “intenzionalmente procuravano un ingiusto vantaggio patrimoniale alle predette cliniche (e, indirettamente, a Zullo medesimo) per complessivi 719.482.94 euro, pari alla somma versata da tutte le pazienti recatesi presso le sopra citate strutture sanitarie campane per sottoporsi alle pratiche di procreazione medicalmente assistita”.
- In nessun passaggio dell’articolo – contrariamente a quanto affermato nella rettifica dall’avvocato Bianco e dal prof. Zullo – è stato scritto che una richiesta di rinvio a giudizio attesta responsabilità penali e non ci risultano altre iscrizioni nel registro degli indagati per altri concorrenti in quanto, da giornalisti, possiamo venire legittimamente a conoscenza solo di avvisi di conclusione delle indagini preliminari, richieste di rinvio a giudizio e rinvii a giudizio stessi.
- Nessuna notizia falsa ed errata, dunque, e meno che mai diffamatoria, ma legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica nel pieno rispetto della veridicità, continenza e pertinenza delle notizie diffuse.
Giuseppe Baglivo