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«Ho inoltrato tempestivamente un esposto-denuncia contro ignoti e presentato subito alle autorità giudiziarie la volontà di costituirmi parte civile e difendere il buon nome e la fama dei Licei Tommaso Campanella vittime di una truffa che assume le dimensioni di un imponente affare giudiziario».
È indignata, Maria Grazia Cianciulli, dirigente scolastico dei Licei Tommaso Campanella di Belvedere Marittimo che si mobilita per la difesa della scuola che rappresenta esprimendo un profondo senso di indignazione verso quei docenti che avrebbero utilizzato, tra gli altri, anche: «il logo dei Licei nella falsificazione dei documenti».
La dirigente fa riferimento ai 33 insegnanti calabresi, 26 donne e 7 uomini, destinate alle scuole di sostegno, nei giorni scorsi sospesi dal servizio e indagati dalla procura di Cosenza per falso in atto pubblico. L’inchiesta condotta dai carabinieri di Cosenza ha accertato che i docenti, molti dei quali in servizio in istituti scolastici fuori dalla Calabria, hanno falsificato i loro diplomi e quindi non sarebbero abilitati all’insegnamento.
L’indagine partita nel 2016
L’indagine, coordinata dal procuratore Mario Spagnuolo e dal sostituto Giuseppe Cava, è partita su una denuncia del Provveditore agli studi di Cosenza, Luciano Greco, che ha messo gli occhi su tutta la documentazione che riguardava le graduatorie dei docenti abilitati all’insegnamento agli alunni portatori di handicap e si è accorto che qualcosa in relazione agli attestati di diploma non era lineare. I diplomi di abilitazione rilasciati da una struttura paritaria e da istituti magistrali statali della provincia di Cosenza presentavano delle anomalie. Da qui la decisione di rivolgersi alla procura della Repubblica.
L’ipotesi di una organizzazione
I carabinieri hanno iniziato un meticoloso accertamento e dagli istituti magistrali di provenienza, come falsamente attestato, non vi era traccia del loro passaggio. L’ipotesi è che dietro queste false attestazioni ci possa essere una organizzazione che clona e falsifica le certificazioni.
«Devono andare fino in fondo - conclude la dirigente scolastica -. Questi fatti ledono al buon nome di un’istituzione scolastica che punta da sempre alla legalità, alla formazione anche etica dei ragazzi che costituiranno la società di domani. Non possiamo macchiare la scuola con questi atti indegni!»
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