Sulla decisione del presule si fanno largo speculazioni, indiscrezioni e forse mezze verità. Tra i "rumors" anche quelli che riguardano lo scioglimento del Movimento apostolico
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Cosa succede nella Conferenza episcopale calabra? Molto difficile dirlo. Bocche cucite, infatti, per evitare ulteriori illazioni ma anche, forse, per far sì che si alzi una cortina fumogena su certi argomenti particolari. Spinosi, definiamoli pure. Che poco o nulla c’entrano con la fede più genuina essendo inerenti a fondazioni e movimenti spesso in rotta di collisione con le stesse autorità ecclesiastiche o, in casi esattamente opposti, protette da queste ultime anche quando meriterebbero invece un atto di censura.
«Chiacchiere malevole e dicerie velenose», commentano negli ambienti della Chiesa locale. Ma nel frattempo l’ultimo scossone è determinato dalle inattese, parrebbe non per tutti, dimissioni dell’arcivescovo metropolita della diocesi di Catanzaro-Squillace Vincenzo Bertolone. Il presule agrigentino che, giunto nel capoluogo da Cassano allo Jonio circa dieci anni orsono per succedere al collega Antonio Ciliberti malgrado il suo incarico di un certo rilievo nel capoluogo e alla guida della Cec, sembrava in predicato a un certo punto addirittura di ricevere una “doppia promozione” con la nomina cardinalizia e la destinazione di Palermo. Sede prestigiosa per oltre un quarto di secolo retta da un prelato della caratura di Salvatore Pappalardo. Niente però, tutto sfumato.
E da quel momento, più o meno, ecco spuntare indiscrezioni in serie anche relative a una curia catanzarese in cui un certo profilo affaristico, per nulla in linea con la missione evangelica, avesse trovato diritto di cittadinanza in certe sacre stanze. Soliti pettegolezzi o qualcosa di più? Dai consigli pastorali, convocati in tutta fretta ieri per discutere del forfait di monsignor Bertolone, come premesso non è trapelato alcunché a riguardo. Stesso dicasi per qualche sibillino parere di alcuni preti, appena appresa la notizia, relativo ai vescovi che, essendo stati prima religiosi (frati) e quindi abituati alle rigide regole di un convento (dove tornerà lo stesso Bertolone, il quale proprio dai frati conventuali di Palermo aveva iniziato la sua formazione a metà anni Sessanta) possono magari talvolta andare incontro a delle difficoltà ritrovandosi fuori dai rigidi schemi di vita entro cui erano stati “incasellati”. Storia diversa per i presbiteri.
Vero o meno che sia, considerato come comunque si possano commettere degli errori a prescindere da dove si sia partiti e dal percorso fatto, l’affaire Bertolone sembra far emergere delle specificità tutte sue. E sempre a dar retta ai soliti rumors, che come si può notare non riguardano solo la politica, il passo indietro dell’eccellenza sarebbe da imputarsi all’amarezza subita in virtù dello scioglimento del Movimento apostolico, sodalizio privato di fedeli dell’arcidiocesi di Catanzaro su cui si è abbattuta la pesante tegola del decreto approvato da Papa Francesco, Sua Santità Jorge Mario Bergoglio, in forma specifica e quindi con provvedimento inappellabile. Un atto perentorio e grave per le motivazioni dovute al giudizio sull’origine non soprannaturale delle rivelazioni della fondatrice dell’associazione Maria Marino.
D’accordo o meno - come si dice - che fosse, Bertolone ha tuttavia deciso di farsi da parte evitando probabilmente così ulteriori speculazioni, e forse pure di peggio, sullo svolgimento del suo mandato episcopale. Questo non vuol dire, però, che su determinati ambiti cattolici cittadini non si continui ad approfondire. Sembra peraltro lo stia già facendo, pur su singole vicende per ora non attestanti alcun sistema, l’autorità giudiziaria del capoluogo.