Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Gianfranco Grillone, dinanzi al quale si sta celebrando il processo Petrol Mafie a cui è stato riunito pure il processo-stralcio per Luigi Mancuso imputato anche in Rinascita Scott, dovrà decidere sull’invio degli atti alla Dda di Catanzaro per valutare la richiesta degli avvocati Paride Scinica e Francesco Calabrese (difensori di Luigi Mancuso) di procedere per il reato di falsa testimonianza nei confronti del collaboratore di giustizia Andrea Mantella.

Sotto i riflettori dei due legali sono finite alcune dichiarazioni rese dal collaboratore in udienza nel corso del maxiprocesso Rinascita Scott in base alle quali sul finire degli anni ’90, nel carcere di Catanzaro, Luigi Mancuso gli avrebbe chiesto di rimpiazzare nella ‘ndrangheta Giuseppe Rizzo (nipote dello stesso Mancuso in quanto figlio della sorella Romana), mettendo in “copiata” il nome di Agostino Papaianni.

Dagli atti del Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria trasmessi all’avvocato Paride Scinica e all’avvocato Calabrese è però emerso che Giuseppe Rizzo non è mai stato detenuto nel carcere di Catanzaro-Siano e che Luigi Mancuso e Andrea Mantella nel periodo di detenzione comune – dal 29 novembre 1997 al 10 ottobre 1998 – non sono mai stati detenuti nella stessa sezione del carcere, ma in reparti differenti e con impossibilità di incontrarsi per come spiegato dall’ex direttrice del carcere. 

È emerso inoltre che Rizzo e Mancuso non sono mai stati detenuti insieme in nessun carcere d’Italia, così come Luigi Mancuso e il nipote Giuseppe Rizzo non sono mai stati detenuti insieme a Catanzaro. Spetterà al Tribunale di Vibo decidere se inviare o meno gli atti alla Dda di Catanzaro per procedere contro Andrea Mantella per il reato di falsa testimonianza.