Il nome con cui si presentava agli appuntamenti era “Nico”, professione carabiniere o insegnante di educazione fisica. Ecco l’alter ego che don Antonello Tropea utilizzava per gli incontri sessuali con i minorenni, quelli per cui nello scorso giugno è stato condannato a 4 anni di reclusione con il rito abbreviato. Adesso il Gup di Reggio ha depositato le motivazioni sul caso dell’ex parroco di Messignadi, sorpreso durante uno degli incontri sessuali con un 17enne consenziente, conosciuto online.


“Dalle intercettazioni – scrive il giudice – risulta chiaro come il soggetto conducesse una doppia vita: di giorno esercitava il ministero sacerdotale nella chiesa di San Nicola di Mira e di sera intratteneva numerosissimi rapporti sessuali, talvolta a pagamento, con giovani contattati su internet”.

 

Le motivazioni della sentenza fanno anche emergere la consapevolezza da parte del prelato della minore età dei propri partner, circostanza che è costata al sacerdote la condanna per il reato di prostituzione minorile.