Attimi di tensione si sono vissuti nell'istituto penitenziario di Catanzaro questa mattina. Un detenuto di 68 anni ha raggiunto una inferriata e ha minacciato di buttarsi giù. All'uomo è stato diagnosticato un aneurisma e curato all'interno del penitenziario mentre aveva chiesto di poter essere curato all'esterno. Sul posto sono intervenute le forze dell'ordine che sono riusciti a far desistere il 68enne dall'insano gesto.

Contattato telefonicamente per avere un chiarimento su quanto avvenuto, Giulio Di Mizio, capo della sanità penitenziaria dell’Asp di Catanzaro, all’interno della casa circondariale di Catanzaro e centro di giustizia minorile, ha così commentato: «Confermo che abbiamo coordinato con la direzione della Casa Circondariale di Catanzaro un intervento di emergenza assieme ai vertici della polizia penitenziaria, vigili del Fuoco e con il servizio 118 per assicurare la discesa in sicurezza di un detenuto da una barriera metallica in altezza, ove si era arrampicato per protesta.

 La motivazione di tale gesto risiederebbe in una relazione sanitaria a lui non favorevole, che documenta le patologie di base da cui il medesimo è affetto, definendone la possibilità oggettiva di assistenza intramuraria. La casa circondariale di Catanzaro è un carcere di grandi dimensioni e ad elevatissima complessità, che ospita poco meno di 700 detenuti, e comunque non è sovraffollato

Eroga prestazioni sanitarie di base direttamente presso le sezioni detentive, prestazioni specialistiche presso le aree ambulatoriali interne e presso il SAI, ossia il Servizio di Assistenza Intensificata (quello che una volta era denominato centro clinico). Su 190 istituti penali in Italia, solo 10 sono dotati di SAI, ed a Catanzaro v’è uno dei più grandi e performanti.

L’Asp di Catanzaro nell’ultimo anno e mezzo ha investito in maniera importante su tale struttura sanitaria, con mezzi diagnostici e personale. Siamo impegnati tutti (circa 120 unità di personale sanitario) a tutelare la salute della popolazione detenuta, e lo facciamo senza sosta alcuna, e la carenza dei medici di reparto ultimamente verificatasi la stiamo gestendo anche con il supporto degli specialisti. Tutto questo nel contesto di una emergenza sanitaria nazionale e regionale di tutta evidenza (mancano medici ovunque). 

Mi permetto di segnalare che la frequenza media delle prestazioni eseguite sui detenuti annualmente è di circa ventiseimila. Il coordinamento con le strutture ospedaliere e territoriali dell’Asp di Catanzaro e con l’Azienda Universitaria Dulbecco (che ringrazio per il supporto incondizionato) ci ha consentito di garantire percorsi che in molte realtà italiane non si riesce a garantire, e parlo con dati alla mano e senza temi di smentita. 
Le condotte pretestuose e ricattatorie, però, finalizzate ad ottenere benefici secondari non sono accettabili né portano a risultati di alcun tipo, ed è importante che si sappia. Anche perché nell’ultimo periodo in taluni interventi sulla stampa, sono state riferite circostanze non vere e nettamente sbilanciate rispetto alla necessità di far conoscere sempre la verità».