VIDEO | Secondo il prefetto che guida la terna commissariale, l'ex sindaco di Nicotera Rizzo da gennaio riceve lo stipendio dimezzato. Ma la determina che lo sospende dice altro
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«Le Procure di Reggio, Vibo e Catanzaro ancora oggi non ci hanno risposto, ed è per questo che noi per procedere con la sospensione del dipendente detenuto abbiamo potuto agire solo dopo la comunicazione ufficiale del suo avvocato». Così il prefetto Giovanni Meloni, commissario a capo della terna che guida l’Asp di Reggio Calabria, ha motivato il ritardato intervento sulla posizione di Salvatore Rizzo, il dietista dell’ospedale di Polistena ed ex sindaco di Nicotera arrestato nell’operazione Rinascita scott.
Dalla precisazione, che chiama in causa gli uffici della magistratura, alla smentita del caso scoperto dal nostro network, perché - secondo il commissario - «non è vero che è stato pagato normalmente, anzi da gennaio abbiamo proceduto al decurtamento della retribuzione».
Per Meloni l’Asp ha potuto procedere in due modi diversi: per la sospensione ha dovuto attendere l’ufficialità della notizia, invece, per tagliare lo stipendio «c'eravamo mossi dopo le notizie di stampa dell’arresto». Però, la determina del dirigente Filippo Carrozza, che sospende Rizzo solo dal 18 maggio scorso - oltre a non menzionare questa ricerca di notizie esperita dall’Asp – recita testualmente: «Il settore economico dell’ufficio Gru procederà, nei termini e nei modi di legge, al recupero delle somme corrisposte e non dovute dalla data del 19/12/2020», ovvero dal giorno dell’arresto.
Quindi, l’atto sembra contraddire la versione della già avvenuta decurtazione, visto che il funzionario usa i verbi al futuro, indicando una azione che verosimilmente non è stata ancora fatta. Solo che il prefetto, rispondendo ad una nostra domanda, va oltre e spiega un’altra cosa che non mancherà di alimentare sospetti e polemiche.
Come ha potuto essere pagato se era assente e voi non sapevate che ufficialmente era in carcere?
«Risultava in ferie», ha affermato il commissario ma anche questa cosa – che di per sé sembrerebbe gravissima - nel documento reperibile sul sito internet dell’Asp non si evince.
Tornando al momento in cui è scattata la sospensione, il 18 maggio, la determina è chiara nel riferire che dirimente per questa decisione è stata “la nota trasmessa dal legale di Rizzo”, nove giorni prima, con cui l’azienda veniva informata ufficialmente che il dipendente è detenuto nel carcere di Avellino. Anche se l’Asp ci ha messo 9 giorni per «prendere atto» di una informativa che avrebbe reso immediatamente sospeso il dipendente, va detto comunque che stando a quel che afferma il prefetto – che ci rimprovera di non aver «letto bene le carte» – per una volta gli avvocati arrivano prima dei magistrati.
Anche se, beffardamente, il legale scrive nella sua nota indirizzata all’Asp: «dimenticando… non certo volutamente di informare l’Asp della triste vicenda che lo interessa», giustificando così il ritardo con una dimenticanza la cui natura non si comprende nel documento.