Pecoraro (Pd Cosenza): «Fatto particolarmente grave». La consigliera comunale bruzia Penna: «Vicenda emblema di diverse criticità». Orrico (M5s): «Si è perso per strada il senso di umanità»
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Indignazione e solidarietà nelle reazioni che ha suscitato la notizia resa nota dall’associazione Yairaiha, pubblicata sulle nostre testate, del detenuto che non ha avuto la possibilità di vegliare la madre sul letto di morte, né di poter partecipare al suo funerale, e che per porgere l'estremo saluto si è dovuto accontentare di una videochiamata dal cellulare.
Il segretario provinciale del Pd Cosenza Pecoraro: «Fatto particolarmente grave»
«L’Associazione per i diritti umani Yairaiha ha reso noto che a un detenuto della casa circondariale di Cosenza, è stato negato il permesso premio per assistere la madre, gravissima malata oncologica, nelle sue ultime ore di vita e che in seguito, non sarebbe stata data nemmeno risposta all’ istanza presentata per partecipare al funerale». Vittorio Pecoraro, segretario provinciale del PD Cosenza commenta la vicenda lanciata da Cosenza Channel questa mattina.
«Non abbiamo sufficienti elementi per entrare nel merito delle valutazioni del magistrato – evidenzia Pecoraro – ma dobbiamo rilevare che siamo davanti ad un fatto eccezionale e particolarmente grave, con un impatto severo sulla vicenda umana del detenuto e sul grado di umanità della detenzione. L’eventuale richiamo alle esigenze di sicurezza pubblica non può impedire la possibilità di fruire di un permesso in circostanze drammatiche della vita familiare, potendo, peraltro ai sensi di legge essere fruito con ogni cautela».
Penna (Coordinatrice dell’osservatorio carcere): «Vicenda emblema di diverse criticità»
«Sullo sfondo della normativa dei permessi per i detenuti vi è l’obiettivo di umanizzazione della pena. Il diritto, poi, di ogni detenuto, imputato, condannato, internato, di usufruire di permessi di necessità, nel caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente, è sancito inequivocabilmente dalla nostra costituzione e dall’ordinamento penitenziario». A dichiararlo è Chiara Penna, Coordinatrice dell’osservatorio carcere e presidente della Commissione Legalità di Palazzo dei Bruzi.
La consigliera comunale, interessata l’amministrazione, commenta l’episodio diventato caso del giorno. «La vicenda fa dunque venir fuori una serie di criticità che non riguardano un singolo istituto, ma l’intero sistema penitenziario. Nello specifico, pare, infatti, che la decisione se concedere o meno il permesso in questione, non sia pervenuta in tempo. Purtroppo non si tratta di un caso isolato nel nostro Paese. Troppe volte in Italia è stato negato il permesso richiesto per assistere all’esumazione della salma di un familiare, frequentemente si sono negati permessi o si è arrivati in ritardo di fronte a malattie o situazioni emergenziali».
«Forse – aggiunge Chiara Penna – perché non accada mai più che i principi di umanità cui si ispira l’art.27 della Costituzione non rimangano in alcuni casi solo una mera enunciazione, si dovrebbe partire dai più semplici valori che ci rendono esseri civili e che guidano le azioni di tutti, non solo degli operatori del diritto, verso un agire più consapevole della realtà penitenziaria. Finché non si comprenderà che il carcere non è un mondo alieno, che la pena è volta al reinserimento e che il valore del vincolo familiare deve sempre e comunque essere onorato e rispettato anche per chi vive la condizione della detenzione, continueremo ad essere testimoni di fatti di profonda disumanità».
Orrico (M5s): «Si è perso per strada il senso di umanità»
«La notizia che in queste ore si è diffusa relativa all’impossibilità di un detenuto della Casa Circondariale di Cosenza di poter assistere sia agli ultimi momenti di vita sia al funerale della madre, rattrista dal punto di vista umano e ci sottopone ancora una volta a riflettere sulle finalità rieducative e non afflittive delle carceri». Raggiunta telefonicamente dal nostro network, lo dichiara la parlamentare del M5S Anna Laura Orrico.
«Nel pieno rispetto dei ruoli e del lavoro della magistratura, ci sarebbero da capire le ragioni che hanno determinato tali dinieghi. Temo – continua l’esponente calabrese del Movimento Cinque Stelle – che negli Istituti penitenziari si sia perso per strada il senso di umanità che dovrebbe comunque regolare la vita di una comunità di individui che hanno sbagliato, devono scontare il proprio debito con la società ma avere anche la possibilità di reinserirsi nella stessa».