Nell’aula bunker di Rebibbia, a via del Casale di San Basilio, da due giorni c’è una donna di 91 anni su cui il tempo non ha mai scalfito la forza e il desiderio di giustizia. Lei è Maria Bellizzi, nata a San Basile, nel cosentino, e madre mai rassegnata di Andrés, nato in Uruguay e sparito nel 1977 in Argentina, e il processo a cui sta prestando la sua testimonianza è il processo Condor che indaga sulle decine di desaparecidos di origini italiane che vennero fatte sparire tra gli anni Settanta e Ottanta durante la dittatura di Vileda.

 

Nonostante siano passati quaranta anni Maria e la sorella di Andres, Silvia, non sono riusciti a ricostruire esattamente cosa sia accaduto al fratello, un grafico pubblicitario di 25 anni che aveva lasciato l’Uruguay in cerca di una vita migliore, finendo per trovare la morte. Il ragazzo sarebbe stato prelevato da alcuni militari che poi, a distanza di giorni, sarebbero ritornati nel suo appartamento, facendo sparire qualunque cosa.

 

L’amore materno e quello di sangue di Maria e Silvia Bellizzi non ha oscurato la loro lucidità. Sono ben consapevoli che le possibilità di ritrovare Andrès vivo sono infinitesimali. Quello che le nutre è un vigoroso bisogno di giustizia e di memoria.
Da qui la preghiera rivolta al governatore Oliverio affinché si faccia portavoce della tragedia e le aiuti a portarne avanti la memoria.