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Otto condanne all'ergastolo, 19 assoluzioni, sei proscioglimenti per morte degli imputati. Si chiude così, ad oltre trenta anni di distanza, una delle pagine più tragiche della storia: quella dei desaparecidos di origine italiana scomparsi nei paesi dell’America Latina negli anni Settanta e Ottanta.
Una la vittima di origine calabrese inserita nel procedimento tenutosi a Roma sotto il nome di processo Condor dal nome del piano ordito all’epoca. Si tratta di Andrés Humberto Bellizzi, scomparso a soli 25 anni in Argentina, ma originario di san Basile nel cosentino.
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La sentenza arriva dopo nove anni di indagini e oltre 60 udienze a carico di ex Capi di Stato ed esponenti delle giunte militari e dei servizi di sicurezza di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay. A vario titolo gli imputati sono accusati di aver mandato a morte 23 cittadini di origine italiana che vivevano nei paesi sudamericani.
I condannati sono Luis Garcia Meza Tejada, ex presidente della Bolivia, Luis Arce Gomez, ex ministro dell'Interno Bolivia, Juan Carlos Blanco, ex ministro degli Esteri dell'Uruguay, Hernan Jeronimo Ramirez, Cile, Francisco Morales Cerruti Bermudez, ex presidente del Perù , Valderrama Ahumada, colonnello in congedo dell'esercito in Cile, Pedro Richter Prada, ex primo ministro del Perù e German Ruiz Figeroa, ex capo servizi segreti Perù. Un’odissea durata oltre trent’anni per i familiari delle vittime.
Anche a causa delle leggi sull’impunità che aumentarono quella coltre di riserbo e timore che già c’era sugli apparati repressivi e segreti para militari e i circa trecentoquaranta centri di detenzione clandestina dove dal 1976 al 1982 passarono oltre 30 mila desaparecidos. Centri in cui uomini e donne venivano stuprati, torturati, portati alla follia. Un vero e proprio governo militare basato sull’uso di un apparato repressivo e segreto che realizzò circa trecentoquaranta centri di detenzione clandestina dove dal 1976 al 1982 passarono oltre 30 mila desaparecidos. Centri in cui uomini e donne venivano stuprati, torturati, portati alla follia. Un giorno storico quello avvenuto ieri per i familiari delle vittime italiane che per tanto, troppo tempo hanno aspettato giustizia.
Tiziana Bagnato