La società, coinvolta nell'inchiesta Arsenico, perde il ricorso davanti la giustizia amministrativa. Gli ambientalisti esultano mentre i lavoratori sperano nella riapertura attraverso il passaggio ad altra azienda specializzata
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La Consuleco srl non potrà più esercitare la propria attività di smaltimento di reflui industriali nell'impianto di Bisignano di cui è proprietaria. Il Consiglio di Stato, con ordinanza pubblicata lo scorso 16 gennaio, ha definitivamente rigettato il ricorso con cui l'azienda contestava il mancato rinnovo, da parte del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, dell'AIA - Autorizzazione Integrata Ambientale.
L'inchiesta Arsenico
L'azienda era finita nel 2020 al centro di una inchiesta, denominata Arsenico, condotta dai carabinieri forestali. Attraverso campionamenti ed intercettazioni ambientali, i militari, sotto il coordinamento della Procura di Cosenza, avevano compilato un corposo dossier relativo ai presunti illeciti commessi con lo sversamento di residui non depurati nelle acque del fiume Mucone. La vicenda giudiziaria è in itinere con il dibattimento in corso davanti ai giudici del tribunale di Cosenza.
Ambientalisti vs lavoratori
Ma c'è un'altra partita in atto, quella che vede contrapposte le associazioni ambientaliste, determinate nel chiedere lo smantellamento dell'impianto collocato in un'area ritenuta a vocazione agricola, ed i sindacati che intendono al contrario tutelare i posti di lavoro. Una trentina gli operai rimasti privi anche degli ammortizzatori sociali i quali sostengono che dall'inchiesta giudiziaria emerga come l'inquinamento ambientale sia stato cagionato esclusivamente in maniera dolosa per moltiplicare i profitti, utilizzando una condotta abusiva con la quale veniva eluso il costoso processo di depurazione. Per cui l'impianto, uno dei pochi del genere del Sud Italia, se correttamente utilizzato sarebbe perfettamente in regola con la normativa vigente.
Passaggio di mano
Per questo nelle ultime ore si sta facendo strada una terza soluzione: quella della cessione da parte della Consuleco, proprietaria dell'agglomerato industriale, ad altra società specializzata nello smaltimento dei rifiuti, che abbia le carte in regola per ottenere l'autorizzazione ad operare e riprenda l'esercizio della depurazione.