“L'indagine ha permesso di accertare un fatto di una gravità inaudita che dimostra realmente come il tessuto 'ndranghetista sia di una tale spietatezza e al di fuori di qualsiasi sentimento umano da arrivare a un'eliminazione contro natura come questa”. Lo ha dichiarato il procuratore capo della Dda di Reggio, Federico Cafiero de Raho, durante al conferenza stampa sull’arresto di Francesco Barone, il giovane che, avrebbe ucciso la madre Francesca Bellocco perché aveva intrattenuto una relazione extra coniugale con un boss della famiglia rivale. Secondo quanto emerso dalle indagini degli investigatori, Francesco Barone, avrebbe sorpreso la madre in compagnia di Domenico Cacciola, nella notte tra il 17 e il 18 agosto ed avrebbe deciso la condanna a morte per la madre che aveva disonorato la famiglia Bellocco.

 

Sarebbe stato un vigile urbano, vicino di casa della donna, a raccontare particolari importanti agli inquirenti che, grazie alle sue dichiarazioni, hanno potuto ricostruire l’intera vicenda. Nonostante per lunghi mesi sia stato fermato dalla paura di possibili ripercussioni su di lui e la sua famiglia, il vigile urbano alla fine ha deciso di raccontare quello che aveva visto e sentito. Adesso si trova in una località protetta insieme alla moglie e alle figlie.

 

Racconterà che tra le 7.15 e le 7.20 della mattina del 18 agosto, un commando di uomini armati e con il volto coperto da un passamontagna, si sarebbe presentato alla porta dell’abitazione di Francesca Bellocco. Poco dopo le urla della donna e un grido: «Pirdunatemi». Poi il figlio, Francesco barone esce dal garage a bordo di una Panda e dietro di lui tre uomini, uno dei quali sarebbe stato identificato in Giuseppe Belloco, ma di questo il testimone non ne è certo. Poco tempo dopo anche il presunto amante, Domenico Cacciola sparirà nel nulla.

 

“Questa indagine – ha concluso il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza è estremamente importante per due motivi. Il primo è che quest'Ufficio è riuscito a spezzare quella coltre di omertà ispirata al familismo amorale che domina questa terra. Il secondo è che per la prima volta ci troviamo di fronte a un testimone che ha sentito il dovere civico di denunciare quanto visto, perché non si sentiva in grado di tenere per sé questa cosa. Quest'uomo ha accettato si sconvolgere la propria vita, di abbandonare tutto insieme alla sua famiglia pur di rispondere ad una chiamata della giustizia, nel senso più alto del termine”.