Sono 11 complessivamente le persone finite in carcere tutti residenti nei comuni di Gioia Tauro, Palmi, Reggio Calabria e Roma e tutti ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di truffe aggravate ai danni dell’Inps, truffe consumate e tentate, falsità materiali anche mediante induzione in errore di funzionari dell’Agenzia delle Entrata. È questo il bilancio dell’operazione denominata Ghimpu condotta dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Gioia Tauro, con l’ausilio di personale del Nucleo Pef di Roma e degli altri Reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Reggio Calabria.

 

Accertata l’esistenza di un’associazione a delinquere, nella quale gli indagati Giuseppe Carbone, Francesco Lovecchio, Claudio Castaldo e Salvatore Calabria, rivestivano il ruolo di promotori ed organizzatori, e nella cui struttura sono risultati inseriti anche consulenti del lavoro, dedita alla commissione dei delitti con particolare riferimento alla indebita percezione di indennità previdenziali correlate a fittizi rapporti di lavoro.

I nomi

Gli indagati sono Giuseppe Carbone (classe 1962), residente a Palmi; Claudio Castaldo (classe 1976), residente a Gioia Tauro; Francesco Lovecchio (classe 1975), residente a Roma; Salvatore Calabria (classe 1977), residente a Roma;  Alessandro Taverna (classe 1969), residente a Roma; Bruno Arena (classe 1967), residente a Reggio Calabria; Pasquale Saccà (classe 1978), residente a Gioia Tauro; Vincenzo Parisi (classe 1966), residente a Palmi; Gaetano Bellamace (classe 1954), residente a Gioia Tauro; Demetrio Scuderi (classe 1960), residente a Reggio Calabria.

 

In particolare, sono state accertate fraudolente percezioni di indennità previdenziali, per cui sono stati disposti 152 sequestri preventivi, nei confronti di altrettanti soggetti, indagati di concorso in truffa aggravata e risultati beneficiari delle predette prestazioni previdenziali, per un valore complessivo di circa 750mila euro.

Le indagini

L’indagine ha tratto origine dall’analisi di una serie di “indici di anomalia” da parte degli ispettori dell’Inps della sede di Cosenza che, a seguito di una specifica attività di controllo e riscontri, hanno acquisito significativi elementi in merito alla inesistenza di associazioni sindacali – operanti solo cartolarmente – e del correlativo carattere fittizio di molteplici rapporti di lavoro con le medesime. Le complesse ed accurate investigazioni hanno consentito di dimostrare che il sodalizio criminale, al fine di lucrare illecitamente erogazioni pubbliche destinate alla tutela dei lavoratori, aveva costituito una serie di associazioni sindacali in realtà inesistenti, con correlative sedi fittizie e apparenti e/o ignari legali rappresentanti, con le quali, previa richiesta di codice fiscale per soggetti inesistenti, veniva falsamente denunciata l’instaurazione di fittizi rapporti di lavoro e successivamente richieste ed ottenute fraudolentemente prestazioni previdenziali (disoccupazione, malattia e maternità).

 

Più nel dettaglio, traendo in errore personale dell’Agenzia delle Entrate, venivano richiesti ed ottenuti codici fiscali per soggetti inesistenti, sia di nazionalità italiana che straniera, mediante la creazione e l’utilizzo di documenti d’identità falsi, come nel caso emblematico della fantomatica Ghimpu Elena, (da cui prende il nome l’operazione) formalmente rappresentante legale di oltre un centinaio di sedi territoriali di sindacati presenti su tutto il territorio nazionale, rispondenti alle sigle FIC, ANLI, FAPI, CONFSAL–FASPI e, infine, l’Associazione Sindacale Lavoratori Stranieri, tutte assolutamente false ed utilizzate solo per la perpetrazione della frode.

 

Nel corso delle indagini è stato peraltro accertato come le sedi nazionali delle suddette associazioni sindacali, tutte riconducibili agli indagati, erano indistintamente ubicate in un unico immobile con sede a Roma, nella disponibilità di Francesco Lovecchio.

 

Nel vano tentativo di eludere le indagini e di sottrarsi alle proprie responsabilità, a seguito di atti ispettivi eseguiti da personale dell’Inps o di attività di controllo poste in essere dai militari della Guardia di Finanza, alcuni indagati hanno addirittura simulato di interloquire direttamente con la citata Ghimpu Elena.

Le laboriose indagini finanziarie effettuate sui numerosi conti correnti bancari ovvero sulle carte prepagate indicate nei moduli delle richieste per l’ottenimento delle indennità previdenziali, hanno consentito di accertare che i reali beneficiari delle erogazioni previdenziali da parte dell’Inps, unitamente a numerosi soggetti che non avevano prestato alcuna attività lavorativa e destinatari del sequestro preventivo, fossero gli stessi arrestati o loro familiari.