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Prima uscita sulla stampa per la Dama Nera. Antonella Accroglianò, nipote di Peppino Accroglianò, consigliere della Regione Calabria per tre legislature consecutive, oggi presidente di C3, Centro culturale calabrese, ha scelto il quotidiano Repubblica per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e mettere i puntini sulle i su una delle vicende più inquietanti del Paese che ha coinvolto l’Anas.
Per la dirigente responsabile del Coordinamento tecnico amministrativo di Anas Spa, arrestata con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta, ci sono anomalie ancora non emerse ma che lei avrebbe segnalato ai magistrati. Un vaso di Pandora, quindi, non ancora completamente svuotato quello la cui apertura ha portato a scoprire un sistema di tangenti e di mazzette per fare vincere appalti ad imprenditori amici o per sbloccare delle pratiche.
Ma è sul termine ‘sistema’ che la Dama Nera ha da ridire. “Quello che posso affermare – ha detto - è che, per quanto mi riguarda, sono pochi episodi. E' sbagliato parlare di sistema, perché un sistema per gestire in modo illecito le pratiche non c'era".
La donna si dice poi pentita: “La mia vita oggi è un misto di rimorsi pervaso da un senso di liberazione. E' stato un percorso molto doloroso, in carcere ho sofferto molto”, dice ribadendo poi che i contatti tra Anas e politica c’erano, ma che non ha mai avuto rapporti con Gasparri e Meduri. Scagiona anche lo zio Peppino Accroglianò che non avrebbe avuto a che fare con l’Anas. Stessa cosa per il fratello Galdino che sarebbe stato ignaro della cena organizzata dalla dama per sostenere la sua corsa alle elezioni in Calabria.
Tiziana Bagnato