La sua manina coperta di fango, gli occhi terrorizzati, l’incredulità dei soccorritori alla vista di quel corpicino accanto ai cadaveri dei genitori, tra le vittime dell’inferno di fango e acqua che nell’agosto del 2018 ha inghiottito nelle gole del Raganello dieci vite. Chiara è stato il bagliore di speranza e di vita in un dramma che ha segnato per sempre la storia della Calabria.

Come in quelli di Chiara, la paura sarà stata impressa anche negli occhi di Eitan, il bimbo di cinque anni, unico sopravvissuto al crollo della funivia di Stresa che ha causato ieri 14 vittime tra le quali i giovani genitori del piccolo e il fratellino.

Le voci, le risate. Sembra ancora quasi di percepirla la spensieratezza di quel caldo pomeriggio di agosto nelle gole del Raganello, due gruppi di turisti esplorano le bellezze di un posto incantato dove la natura selvaggia e incontaminata nel volgere di qualche secondo cede il passo al terrore, quei posti da favola diventano una trappola infernale. Un fiume di fango, detriti e acqua travolge in pochi secondi gli escursionisti. Tra di loro ci sono anche Carmen e Antonio. Perderanno la vita dopo essere riusciti a mettere in salvo però le due figlie tra le quali proprio la piccola Chiara.

Il sole che riscalda dopo un lungo inverno di attese e speranze, la primavera che coincide con le prime deboli avvisaglie della vittoria su una battaglia che ha stravolto il mondo, le prime riapertura post-Covid. Anche ieri, come quella del Raganello, era una giornata di sorrisi e serenità. Anche ieri, come tre anni fa, la tranquillità di una domenica dal sapore di una libertà riconquistata è stata macchiata dal dramma che si è consumato in un attimo. Crolla la cabina di una funivia, perdono la vita 14 persone.

Sogni spezzati, come quelli di Serena, giovane calabrese tra le vittime insieme al fidanzato Hasem. Con lui immaginava di costruire il suo futuro. Aveva 27 anni, era una ricercatrice e da poco aveva vinto un concorso nel Cnr.

Intere famiglie distrutte. Come quella del piccolo Eitan. Unico sopravvissuto del crollo. Morta la mamma, Tal Peleg, 27 anni psicologa, deceduto il padre, Amit Biran 30 anni medico e il figlioletto Tom, due anni compiuti lo scorso 16 marzo. Insieme a loro sono morti anche il nonno di Tal Peleg e la sua compagna. Erano arrivati due giorni fa in Italia proprio per trovare i nipoti.

Il piccolo all’arrivo dei soccorritori piangeva disperato, chiedeva solo della sua mamma. Trasportato tempestivamente all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino è stato operato ieri sera per ridurre le fratture ed è ora sedato e intubato. A salvarlo, con ogni probabilità, è stato il suo papà: «Per essere riuscito a sopravvivere al terribile impatto è probabile che il padre, che era di corporatura robusta, abbia avvolto con un abbraccio suo figlio» - specificano fonti mediche.

E c’è cauto ottimismo dei medici per le condizioni del bimbo. «La risonanza magnetica non ha evidenziato danni neurologici sia a livello celebrale sia a livello del tronco encefalico: questo ci autorizza nella giornata di domani a cominciare un cauto risveglio del bambino». Così il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle sulle condizioni del bambino di 5 anni, ricoverato all'ospedale Regina Margherita, unico sopravvissuto nella strage della funivia del Mottarone. Il bambino non è ancora fuori pericolo anche se c'è da parte dei medici - ha detto Giorgio Ivani, direttore del reparto di rianimazione - «un cauto ottimismo. Aspettiamo ancora la giornata di domani per vedere».

Le indagini chiariranno cosa è successo e le cause di questa immane tragedia. Non oggi. Oggi è il giorno del silenzio, del ricordo e della preghiera per Eitan, simbolo di speranza e di vita nell’immane tragedia, l’ennesima che colpisce l’intero paese.