Ogni anno ricordiamo le grandi stragi fasciste, quelle che hanno toccato e ferito il cuore e l’anima di tutto il paese. Ma ce ne sono tante altre, tantissime, dimenticate. Eppur crudeli. Come quella di San Giovanni in Fiore del 2 di agosto del 1925, sul sagrato dell’Abbazia Florense. Qui trovarono la morte sotto i colpi delle milizie fasciste cinque persone, fra cui una donna incinta. Ma molte decine di persone rimasero a terra gravemente ferite.

Tutto cominciò con una rivolta popolare: una grande folla, circa 2mila persone, intere famiglie, tante donne. Tutti protestavano contro i dazi. La gente non ce la faceva più a vivere. Nel paese abitavano in condizioni disperate circa 15mila persone, fame e miseria regnavano in ogni quartiere. La tassazione e i dazi imposti dal regime non erano più sopportabili.

Una grande folla si radunò in piazza Abate Gioacchino, per poi scendere sul sagrato dell’adiacente Abbazia. La milizia fascista e i militari dell’Arma dei carabinieri non avevano ricevuto ordini precisi e non sapevano cosa fare, come affrontare quella massa di persone disperate e affamate. Del tutto impreparati, alcuni di loro cominciarono a sparare, altri reagirono con durezza nella speranza di contenere la folla. Ma in realtà quegli spari provocarono il caos. I colpi delle armi delle milizie e dei carabinieri uccisero cinque persone, fra cui una ragazza incinta. A terra decine di feriti. Scoppiò il panico. San Giovanni in Fiore rimase sconvolta. La rabbia non si placava. Seguirono giorni terribili durante i quali il regime fascista si dimostrò sempre più crudele e violento.

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In Calabria una strage fascista molto dura avvenne poi il 6 settembre del 1943, in piena Seconda guerra mondiale. Le truppe della Wermacht si trovavano nella Piana di Gioia Tauro, tra Rizziconi, Cittanova  e Taurianova. Il loro compito era quello di difendere il continente. Ma arrivò l’ordine di ritirarsi verso il Nord del Paese. La rabbia e la ferocia nazifascista provocarono l’“eccidio di Rizziconi”. Le truppe tedesche non si fidavano più degli italiani, probabilmente sapevano che l’Italia stava per cambiare alleato. Così prima di ritirarti, puntarono il fuoco dei carri armati sull’abitato del centro della Piana. Spararono sui civili, colpendo con i cannoni soprattutto donne, bambini e anziani. Il bilancio fu drammatico: 17 i morti, oltre 60 i feriti. Ci sono voluti 73 anni perché la strage di Rizziconi venisse inserita ufficialmente fra i crimini di guerra.