Parlando il linguaggio universale dei bambini, i piccoli della scuola dell'infanzia del comprensivo di Commenda di Rende hanno accolto in classe Ilia, cinque anni, arrivato nel Cosentino insieme alla propria famiglia, dopo la precipitosa fuga dall'Ucraina.

Prima la paura, poi la fuga

Per una settimana Anton e Olga hanno raccontato a lui e alle sue sorelle di dodici e sette anni, che la guerra era solo un gioco. Quando però gli aerei russi hanno iniziato a squarciare il cielo sulle loro teste, sono stati costretti a ripararsi nei tunnel della metropolitana ed hanno dovuto spiegare ai loro tre figli, come comportarsi se fossero iniziate a piovere le bombe. Da Kryvyi Rih, città dell'Ucraina sud occidentale da seicentomila abitanti a 420 chilometri da Kiev, sono fuggiti il 6 marzo, con solo due valigie ed una tenda da campeggio «Un accessorio importante - hanno detto - nel caso si fosse presentata la necessità di trascorrere la notte all'aperto».

Le amministrazioni si mobilitano

In Calabria li ha accolti la sorella di Olga, che abita a Rende ormai da dodici anni. L'amministrazione comunale del Campagnano ha inaugurato uno sportello di assistenza per censire l'arrivo dei profughi e trovare le migliori soluzioni di accoglienza. Così per Ilia è stato possibile un rapido rientro a scuola «dove il piccolo - sottolinea l'assessore all'istruzione ed ai diritti civili Lisa Sorrentino - potrà ritrovare serenità e normalità. Peraltro in Ucraina era iscritto in una scuola che adottava il metodo Montessori ed anche qui potrà proseguire il medesimo percorso».

Il desiderio di tornare a casa

Ad accogliere Ilia ed i suoi genitori anche l'assessore alle politiche sociali Annamaria Artese e la dirigente scolastica del comprensivo di Rende Rosalba Borrelli. Olga è una psicologa ed ha già offerto il proprio supporto alle altre famiglie di profughi in arrivo nell'area urbana cosentina. Anton ha un'impresa edile specializzata nei cappotti termici. Ha potuto lasciare l'Ucraina poiché la sua è una famiglia numerosa. Gli altri uomini tra i 18 ed i 60 anni sono invece rimasti a combattere. Come tutti, spera che si tratti di un allontanamento temporaneo: «Vogliamo ritornare a casa per ricostruire il mio Paese. Ma solo se l'Ucraina resterà indipendente. Non vogliamo vivere in uno stato costretto a sottostare all'influenza russa».