«Dacci a bottiglia o ca ti cumbinamu nu burdello». La notte di violenza a suon di minacce e pugni inizia per il titolare e un gruppo di dipendenti del Cremino, noto bar gelateria situato nel quartiere marinaro di Catanzaro, all’una circa di notte. È il 30 gennaio 2022 quando Cosimo Berlingiere fa ingresso nell’attività commerciale, si dirige al bancone e chiede una bottiglia di prosecco.

La bottiglia di prosecco

Di rimando, il dipendente invita l’avventore a rivolgersi alla cassa. Berlingiere esce dal locale e vi fa ritorno con Tonino Bevilacqua raggiunge il titolare, rinnova la richiesta ma quest’ultimo gli chiede di saldare prima il conto dei precedenti giri. Si infiammano gli animi, uno dei due afferra un pugno di banconote e li scaglia in faccia al titolare del bar. Lo intima a dargli quel che ha chiesto e lo avverte: quando chiede una cosa gli deve essere data.

Notte di violenza

Parte il primo pugno in faccia e a quel punto il titolare del bar cede, rivolgendosi agli avventori dice di prendersi quel che vogliono ma la furia non si arresta. All’interno del bar entra Antonio Pio Berlingieri: «Dacci a bottiglia o ca ti cumbinamu nu burdello», allo stesso tempo Bevilacqua scaglia contro i dipendenti dietro il bancone alcuni arredi e si scatena la rissa. Il titolare preso a schiaffi da Domenico Amato mentre Cosimo Berlingiere si sposta dietro il bancone e prende a pugni due dipendenti.

"Sai di chi sono figlio"

Non contenti, si accaniscono poi contro il titolare del bar a cui scagliano contro il registratore di cassa e il pannello di plexiglass, viene colpito da ripetuti schiaffi al volto e pugni al petto. Al termine della scarica Cosimo Berlingiere gli si avvicina e lo minaccia ricordandogli di chi è figlio. Il raid non si è ancora concluso, prima di andare via volano gli arredi e viene rovesciato il frigo che contiene i gelati. Il titolare chiude il bar.

Gli arresti

Estorsione, rapina, lesioni e danneggiamento aggravato dalle modalità mafiose. Queste le accuse che la Procura di Catanzaro ha ipotizzato nei confronti di Cosimo Berlingiere, 31 anni (in carcere); Tonino Bevilacqua, 35 anni (in carcere); Antonio Pio Berlingieri, 19 anni (arresti domiciliari) e Domenico Amato, 34 anni (in carcere). 

Le indagini dei carabinieri

Le indagini condotte dalla compagnia carabinieri di Catanzaro hanno consentito di ricostruire quanto avvenuto nella notte del 30 gennaio attraverso l’estrapolazione delle immagini dal sistema di videosorveglianza. Reati aggravati dalle modalità mafiose, «essendo stato commesso evocando la propria parentela con Domenico Bevilacqua, alias Toro Seduto, appartenente al sodalizio di ‘ndrangheta operante nella città di Catanzaro, localmente denominato cosca dei Gaglianesi».

Nessuna denuncia

«Non vi è dubbio che le persone offese abbiano realmente percepito la dimensione del pericolo e la caratura criminale dei soggetti con cui hanno avuto a che fare, in particolare quella del Berlingiere» annota il gip, Giuseppe De Salvatore, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare. «Mette conto evidenziare infatti che nessuno dei soggetti aggrediti ha inteso sporgere denuncia. Persino, il titolare del bar, nonostante il danno subito all’interno del locale e quello ulteriore derivante dalla successiva chiusura in orario notturno, ha preferito non allertare le forze dell’ordine affermando di aver voluto “risolvere la cosa bonariamente”».

Licenziamenti per il timore

«In aggiunta a questo dato va rilevato - scrive ancora il gip - che uno dei dipendenti non ha neanche contribuito al riconoscimento fotografico mentre un altro ha reso addirittura dichiarazioni manifestamente inverosimili nonostante egli stesso sia stato vittima dell’aggressione. Si consideri poi che, dopo quanto accaduto, alcuni dipendenti hanno preferito interrompere il rapporto di lavoro comunicando al titolare che “la situazione si era fatta pesante e non se la sentivano più di lavorare”; circostanza quest’ultima che conferma la condivisione di un forte timore per la propria incolumità, talmente elevato da indurre i dipendenti a rinunciare ad una fonte di guadagno certa pur di non correre ulteriori rischi».

Prepotenza ed arroganza

«Le concrete modalità dell’azione sono una chiara manifestazione di arroganza e prepotenza riversate dagli indagati sul titolare del bar e sui suoi dipendenti» conclude il gip convalidando gli arresti. «Le azioni compiute in concorso da ciascun indagato rivelano una spregiudicatezza e una forza prevaricatrice fondata sul sostegno del gruppo e sul rapporto di parentela di uno dei componenti con un vecchio esponente della criminalità organizzata (Domenico Bevilacqua, alias Toro Seduto, assassinato nel 2015 ndr)».